Basta impunità! UNESCO, che cosa hanno detto procuratori e giornalisti a Siracusa
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Un articolo sulla tavola rotonda di Ossigeno per l’Informazione, il 3 novembre 2021 a Siracusa, sulla ricerca di nuovi strumenti per fermare le intimidazioni contro gli operatori dell’informazione
OSSIGENO 24 novembre 2021 – Dal sito dell’UNESCO – Giovanni Salvi, procuratore generale della Corte di Cassazione, ha inaugurato la tavola rotonda in occasione della Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, mostrando una grande cornice alle sua spalle, il cosiddetto “pannello della memoria”. Il pannello ritrae i volti di 30 giornalisti italiani uccisi dal 1960, i cui nomi rimandano idealmente alle vicende di un’Italia segnata dal terrorismo, dalla lotta alla mafia e alla camorra, dalle guerre oltre confine degli anni 90, fino ai conflitti più recenti in Medioriente.
Il procuratore Salvi ha tenuto a ribadire che questo pannello, costudito nel suo ufficio, è un costante sollecito del prezzo che i giornalisti devono pagare per informare la società e far luce sulle attività della criminalità organizzata in Italia. Salvi ha inoltre sottolineato l’impegno delle autorità italiane nel continuare a proteggere la libertà di espressione e ha ricordato che
ancora oggi 24 giornalisti vivono sotto scorta 24 ore su 24 in Italia.
La tavola rotonda “Contrastare le minacce e i crimini contro i giornalisti per proteggere la libertà di
espressione” si è tenuta il 3 novembre 2021 presso il Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights, nella città di Siracusa, dichiarata “Patrimonio dell’umanità” e definita “Città per la pace e per i diritti umani” dall’UNESCO.
L’evento, organizzato da OSSIGENO per l’informazione con partecipazione sia online che in presenza, ha riunito rappresentanti delle procure statali, giornalisti ed esperti legali, consentendo loro di confrontarsi e discutere sull’attività di prevenzione e sull’attuazione di misure di protezione efficaci. La tavola rotonda ha altresì dato loro la possibilità di affrontare la questione delle minacce online e sessiste contro le donne giornaliste e di evidenziare il ruolo cruciale delle procure nell’indagare e perseguire non solo gli omicidi, ma anche le minacce subite dai giornalisti.
Nel suo discorso di apertura, Tawfik Jelassi, assistente del direttore generale dell’UNESCO per la
comunicazione e l’informazione, ha ribadito l’importanza di disporre di sistemi giudiziari che indaghino a fondo e perseguano con fermezza i reati contro i giornalisti: “Abbiamo bisogno di un’azione giudiziaria forte per porre fine all’impunità non solo per gli omicidi, ma anche per tutti gli altri crimini contro i giornalisti – comprese le minacce online e offline. Se non indaghiamo e perseguiamo le minacce, rischiamo di intervenire troppo tardi”.
La tavola rotonda si è strutturata in due sessioni con la partecipazione di giornalisti e procuratori
provenienti dall’Italia, Grecia, Paesi Bassi e Malta, e da rappresentanti dell’UNESCO e dell’Associazione Internazionale dei Procuratori (IAP). L’evento è stato moderato da Alberto Spampinato, Presidente di OSSIGENO per l’Informazione.
Nella prima sessione, i relatori hanno sottolineato la mancanza di intermediari per assistere i giornalisti quando quest’ultimi si trovano di fronte a minacce e hanno riconosciuto la molteplicità degli attacchi che possono avvenire sia online che offline, anche nel contesto di manifestazioni pubbliche.
Un altro argomento trattato è stato quello delle querele temerarie (SLAPP), ulteriore strumento per
silenziare i giornalisti, spesso costretti a pagare per la propria difesa. Si è dunque evidenziata la duplice necessità di perseguire le minacce e gli attacchi contro i giornalisti da una parte, e di proteggere la libertà di espressione e la libertà di stampa come valore per la democrazia e lo stato di diritto dall’altra.
La seconda sessione si è concentrata sulle minacce subite dai giornalisti locali e freelance, spesso presi di mira per il loro lavoro investigativo su corruzione, traffici illegali e misfatti politici.
A questo proposito, due giornalisti hanno condiviso la propria esperienza, tra cui Michele Albanese, giornalista calabrese che vive sotto scorta 24 ore su 24 dal 2014 a causa delle minacce ricevute dalla criminalità organizzata. “Ho solo cercato di svolgere il mio lavoro” ha raccontato Michele Albanese, continuando, “Per aver raccontato una storia vera, sono sotto protezione della polizia da sette anni e mezzo. Mi considero un uomo libero nonostante tutte le minacce, grazie all’intervento dello Stato e grazie a questi agenti di polizia che mi accompagnano in tutti i miei spostamenti”.
I relatori hanno inoltre riaffermato la necessità di promuovere una maggiore cooperazione tra le varie autorità nazionali, le procure, le forze dell’ordine e i media, al fine di garantire un ambiente più sicuro ai giornalisti.
I giudici e i procuratori hanno un ruolo cruciale nel portare gli autori degli attacchi contro i giornalisti davanti alla giustizia, garantendo il diritto di ogni cittadino alla libertà di espressione e all’accesso all’informazione. A tal fine, la discussione si è basata principalmente sulle Linee guida per i procuratori sui casi di crimini contro i giornalisti (disponibili in 17 lingue), pubblicate congiuntamente dall’UNESCO e dall’Associazione internazionale dei procuratori, che dettagliano elementi specifici da considerare nel processo decisionale quando un presunto crimine è commesso contro un giornalista.
L’evento è stato anche l’occasione per annunciare lo svolgimento di un corso di formazione per i pubblici ministeri, per fornire loro strumenti pratici e operativi per indagare e perseguire i crimini contro i giornalisti.
Questo corso sarà organizzato il prossimo anno a Siracusa, in collaborazione con l’UNESCO, l’IAP e “The Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights”.
In occasione della Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, l’UNESCO e i suoi partner hanno organizzato 33 eventi in 25 paesi diversi, tra cui un webinar di alto livello presso la sede delle Nazioni Unite di New York, durante il quale è stato discusso il fenomeno dell’hate speech e la sicurezza delle donne giornaliste ed al quale ha partecipato il segretario generale delle Nazioni
Unite e il direttore generale dell’UNESCO.
L’UNESCO, in occasione di questa Giornata internazionale, ha promosso una campagna informativa globale con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico sull’impatto che le minacce hanno sulla vita e il lavoro quotidiano dei giornalisti. La campagna ha evidenziato il trauma psicologico vissuto dai giornalisti che sono vittime di minacce e ha evidenziato l’importanza di indagare e perseguire questi attacchi prima che sia troppo tardi.
ASP
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