Arezzo. Hacker nazi-fascisti irrompono su incontro web per Giornata della memoria
Minacciato il giornalista Marco Botti, mentre ricordava le radici storiche della Comunità ebraica della città. Indagini in corso per minacce aggravate da odio razziale
OSSIGENO – 13 febbraio 20211 – “Memorie ebraiche in Arezzo”, la passeggiata virtuale sulla piattaforma Google Meet promossa dalla sezione soci di Unicoop Firenze per celebrare la Giornata della Memoria , è stata ripetutamente interrotta e disturbata da un gruppo di persone che si sono iscritte con profili falsi, hanno proferito bestemmie, hanno proposto ai partecipanti immagini di marce neonaziste e sulla chat una serie di frasi dello stesso tenore offensivo, nostalgico e razzista ed esplicite minacce al conduttore dell’evento, il giornalista Marco Botti, che si occupa di arte e cultura per UpMagazine Arezzo e collabora con altre testate. “Marco ti faccio saltare con un botto”, ha scritto uno degli infiltrati, che si sono autodefiniti “hacker nazi-fascisti”. E’ accaduto sabato 23 gennaio 2021.
L’INCURSIONE – I disturbatori sono entrati subito in azione. Marco Botti aveva appena cominciato a raccontare le memorie della persecuzione storica contro gli ebrei in quel territorio, proponendo immagini di Piazza Grande, il luogo in cui nell’Ottocento la comunità ebraica aretina svolgeva attività commerciali, e del Campaccio, il luogo che ospitava il cimitero ebraico. Dopo l’iniziale disorientamento, gli altri partecipanti e il conduttore hanno cominciato a reagire, e qualcuno ha pensato di fare lo screenshot dei messaggi man mano che arrivavano sulla chat. Un continuo disturbo, condito anche di suoni e rumori molesti, ma che non ha impedito di proseguire nella “passeggiata virtuale” che si è in qualche modo conclusa.
LE INDAGINI – La Digos, informata dell’accaduto, ha avviato indagini per risalire all’identità degli autori dell’incursione, delle minacce e della propaganda filo nazista. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo ha aperto un fascicolo sul caso, ipotizzando il reato di minacce aggravate da odio razziale. Il giornalista non ha presentato una denuncia formale ma ha riferito alla polizia quanto era accaduto. Gli inquirenti hanno anche acquisito le schermate e i messaggi chat degli intrusi.
IL GIORNALISTA – “Sono molto amareggiato per quanto è accaduto. Quello era – ha spiegato Marco Botti a Ossigeno per l’Informazione – un evento di puro valore storico-culturale dedicato alla comunità ebraica che nel corso dell’Ottocento ha vissuto ad Arezzo, coincidente con la Giornata della Memoria. Non c’erano valenze politiche o ideologiche. Avevamo già sperimentato con successo, negli anni passati, l’interesse per queste iniziative organizzate sotto l’egida di Unicoop Firenze. Si erano però sempre svolte in presenza, con vere passeggiate nei luoghi che quest’anno sono stati visitati solo virtualmente e non si sono mai presentati problemi. Non riesco a credere che ai giorni nostri un gruppo di persone si possa organizzare (perché questo è stato chiaramente un atto premeditato) per sferrare in un tranquillo sabato pomeriggio del 2021 un attacco così vile, producendo nefandezze in voce, chat e video. Provo tanta amarezza. Ma spero che non accada più. La protesta della parte sana della società è stata forte, impressionante. Personalmente ho ricevuto piena solidarietà non solo dagli amici e conoscenti, ma anche da numerosi miei colleghi giornalisti di varie testate e sui social da tante persone, oltre che dalla Comunità ebraica di Firenze e dalle istituzioni, con il Presidente della Regione Toscana Giani in prima fila. Queste cose sono importanti. Ti fanno capire che non sei solo, che la parte sana della società è grande e ha la forza di aggregarsi per isolare quella malata utilizzando due strumenti pacifici fondamentali: la cultura e l’educazione civica. E’ importante reagire così, per prevalere su chi strizza l’occhio a un passato che è stato già giudicato e condannato dalla storia”. LT
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