Andrea Rocchelli. Mosca vuole arrestare e processare l’imputato assolto in Italia
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Emesso un ordine di cattura e estradizione per Vitaly Markiv, con l’accusa di omicidio multiplo, per la morte di Andrei Mironov e del fotoreporter italiano – Leggi il dossier di Ossigeno “GUERRE, GIORNALISTI UCCISI, IMPUNITA’”
ANSA – MOSCA, 11 DIC – di Mattia Bernardo Bagnoli – La Russia ‘riapre’ il caso Andy Rocchelli, il fotoreporter italiano ucciso da colpi di mortaio il 24 maggio del 2014 mentre stava realizzando un reportage nel Donbass (Ucraina), proprio all’apice della guerra tra separatisti filo-russi e le truppe di Kiev. Il tribunale distrettuale Basmanny di Mosca ha infatti incriminato Vitaly Markiv – l’italo-ucraino che era stato condannato, in primo grado in Italia per la morte del fotoreporter pavese e del suo collega russo Andrei Mironov, e poi è stato assolto in appello – per l’omicidio dei due reporter, accogliendo la richiesta dell’accusa. (vedi)
“Il tribunale ha accolto la mozione per l’arresto incontumacia di Vitaly Markiv ai sensi dell’articolo 105 de codice penale russo (omicidio di due o piu’ persone)”, ha reso noto il servizio stampa del Tribunale, citato dall’agenzia di stampa statale Tass.
Stando a quanto riporta la corte, Markiv sarà tenuto in custodia cautelare per “due mesi” quando sarà stato fermato o estradato in Russia. L’italo-ucraino ed ex soldato della Guardia nazionale ucraina è stato assolto il 3 novembre 2020 dalla Corte di assise d’appello di Milano per “non aver commesso il fatto”. E’ stato perciò scarcerato dopo oltre 3 anni di detenzione in Italia e dopo la condanna in primo grado a 24 anni (emessa nel 2019 dalla Corte d’Assise di Pavia).
Nel 2005, all’età di 16 anni, Markiv si era trasferito (dall’Ucraina) nelle Marche, dove e’ stato personal trainer e dj. Nel 2012 cercò di arruolarsi nell’esercito italiano in virtù della doppia cittadinanza. Poi, tornò in Ucraina a combattere.
Per la pubblica accusa italiana, Markiv sarebbe la ‘sentinella’ che segnalò come sospetti il fotoreporter italiano e il suo gruppo vicino a una fabbrica trasformata in deposito di armi dai filorussi, poco prima della pioggia di colpi – avrebbe contribuito, dunque,”materialmente” ad aiutare chi sparo’ . E nell’attacco mori’ anche l’attivista per i diritti umani (nonché interprete di Rocchelli) Andrej Mironov, di cittadinanza russa. Circostanza che apre la porta a Mosca per interessarsi alla vicenda. Questa ipotesi investigativa non è stata però convalidata dai giudici della Corte di assise d’appello di Milano.
Il processo celebrato in Italia ha creato tensioni diplomatiche fra Roma e l’Ucraina, che si è sempre schierata a difesa dell’innocenza di Markiv. Il ministro dell’Interno Arsen Avakov venuto è venuto in Italia per assistere al processo di appello e testimoniare il “sostegno” all’imputato. Anche i Radicali Italiani si erano detti convinti dell’innocenza di Markiv .Nelle settimane prima della sentenza ha iniziato a circolare anche in Italia parte del documentario ‘Crossfire’, che ricostruisce gli ultimi istanti della vita di Rocchelli e Mironov e restituisce una versione alternativa rispetto a quella emersa nel giudizio di primo grado.
Per Elisa Signori, madre del fotoreporter italiano, la versione “corretta” dei fatti era quella del Tribunale di Pavia” “e della Procura generale di Milano”. “Leggeremo le motivazioni della sentenza e vedremo il da farsi”, aveva dichiarato dopo la sentenza di assoluzione.
Ora al filone italiano del processo, che andrà probabilmente in Cassazione, si affianchera’ il procedimento russo.
BGN /asp
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