Agrigento. Sindaco querela giornalista inglese Ros Belford
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Per aver scritto sulla Guida Rough di aver notato tra i ristoratori una maggiore tendenza, rispetto al resto della Sicilia, a perpetrare piccole truffe
Agrigento è bella. Guai a dire che è povera, che la mafia vi ha messo radici, che i ristoratori tendono ad approfittare dei clienti più di quanto facciano quelli di altre città. Ne sa qualcosa Ros Belford, la giornalista britannica che è stata querelata per diffamazione a mezzo stampa per aver scritto queste cose a proposito della città di Agrigento, sulla guida turistica internazionale Rough Guide, pubblicata in Italia dalla casa editrice Feltrinelli, di cui lei cura il “settore Italia”.
I querelanti sono il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto e il presidente della Confcommercio Sicilia, Francesco Picarella. Entrambi accusano l’autrice della Guida di una lesione dell’immagine, del prestigio e del decoro della città e della sua comunità e si riservano di chiederle un cospicuo risarcimento dei presunti danni subiti.
La giornalista ha chiesto assistenza legale gratuita a Ossigeno per l’Informazione, che fornisce questo servizio in collaborazione con Media Legal Defence Initiative di Londra (MLDI) nei casi di querele che hanno un valore strategico al fine di fare comprendere quanto sia diffuso e incontrastato in Italia l’abuso delle accuse di diffamazione a mezzo stampa a scopo ritorsivo o intimidatorio nei confronti di chi pubblica informazioni e opinioni sgradite.
Certamente la guida turistica non ha usato parole lodevoli nei confronti della città dei Templi. “Le statistiche del governo indicano che Agrigento è una della città più povere d’Italia – ha scritto Ros Belford – e non risulta una sorpresa apprendere che qui gli atteggiamenti di tipo mafioso siano ben radicati”. La giornalista non ha voluto allarmare i turisti, precisando che per loro non sussiste “nessun pericolo, solo una maggiore tendenza tra i ristoratori, rispetto al resto della Sicilia, a perpetrare piccole truffe”. Lei stessa ne è stata personalmente vittima.
Gli amministratori della città, che è una delle principali mete turistiche della Sicilia, si sono preoccupati delle conseguenze di quei giudizi e hanno deciso di reagire nel modo più clamoroso.
Il rappresentante dell’associazione dei commercianti, in un comunicato ha scritto che i giudizi della guida sulla Città dei Templi sarebbero “un’offesa ad una intera Comunità di eccellenti tradizioni storiche e di valori, ai commercianti onesti, a coloro che credono nel lavoro, a quelli che si sono battuti per anni affinché il buon nome della Sicilia e di Agrigento in specie, non venisse necessariamente affiancato alla parola mafia”.
A questa impostazione di Confcommercio, si è associato anche il primo cittadino di Agrigento, Lillo Firetto, a tutela della reputazione della comunità, chiedendo alla Casa editrice la revisione del testo. La guida, secondo l’esponente dei commercianti, userebbe inoltre “un linguaggio offensivo, figlio di stereotipi razzisti. In questo modo vengono penalizzate le città, le potenzialità turistiche, le aziende, i ristoranti e gli alberghi del territorio”.
In Italia le persone querelate per avere pubblicato notizie o opinioni sgradite sono seimila ogni anno e in gran parte sono giornalisti. Tutti devono affrontare un processo penale lungo e costoso, al termine del quale il 92 per cento viene prosciolto. Spesso le spese rimangono a carico degli accusati anche dopo la sentenza che li assolve. ASP
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