Accusato di calunnia per false accuse a giornalista e magistrati
Trasferito a Perugia il processo all’avvocato Lucio Varriale. Il cronista Vincenzo Iurillo commenta: chiunque si è occupato dei suoi affari è finito nel tritacarne
OSSIGENO 29 settembre 2022 – Le querele dell’avvocato Lucio Varriale, editore di fatto dell’emittente TV Julie Italia, sono state giudicate false e strumentali. Perciò il 7 aprile 2022 Lucio Varriale è stato arrestato a Napoli e il 6 luglio 2022 a Roma, davanti al Gup Francesco Patrone, si è tenuta l’udienza preliminare per il suo rinvio a giudizio per i reati di calunnia e diffamazione a danno di 17 magistrati di Napoli (fra i quali l’allora procuratore della Repubblica Giovanni Melillo), di un avvocato e del giornalista Vincenzo Iurillo, del ‘Fatto Quotidiano’, preso di mira per gli articoli di cronaca che pubblicava sul giornale.
IL COMMENTO DEL GIORNALISTA – “Lucio Varriale ha sempre preso di mira i giornalisti che hanno raccontato le sue malefatte. E’ stata la sua strategia – ha commentato Vincenzo Iurillo, intervistato da Ossigeno -. Ogni volta chi si è occupato dei suoi affari è finito nel tritacarne. Esposti, denunce, manifesti affissi in città, trasmissioni televisive, tutto quello che era in suo potere l’ha fatto. Io sono stato querelato non in quanto Vincenzo Iurillo, ma perché oltre a me voleva continuare ad attaccare il mio giornale, che egli aveva già denunciato altre volte. Secondo lui, ‘Il Fatto Quotidiano’ faceva parte di un grande complotto ordito ai suoi danni. Anni fa querelò il giornalista del ‘Corriere del Mezzogiorno’ Fabrizio Geremicca (leggi qui e qui), accusandolo di tentata estorsione per avere scritto degli articoli su una vertenza sindacale in cui era coinvolta la sua emittente televisiva. Un’accusa infamante che ha rivolto anche a me. Ma la querela gli si è ritorta contro e adesso deve rispondere di calunnia. I magistrati da lui querelati sono quelli che hanno chiesto, firmato e confermato il suo arresto. Ha contro-denunciato tutti coloro che si sono occupati dei procedimenti su di lui, nel tentativo disperato di creare situazioni di incompatibilità, come si legge nell’ordinanza di arresto”.
IL PROCEDIMENTO era già stato trasferito da Napoli a Roma, quale sede competente per i procedimenti giudiziari che coinvolgono magistrati partenopei. Adesso è stato di nuovo trasferito ad altra sede, questa volta a Perugia, perché uno dei magistrati che figurano come parte lesa, proprio l’ex capo della Procura della città campana Giovanni Melillo, nel frattempo ha assunto a Roma la carica di Procuratore nazionale antimafia.
PARTI CIVILI – Vincenzo Iurillo si è costituito parte civile assistito dall’avvocata Angela De Rosa del Foro di Roma, che fa parte dell’ufficio legale del ‘Fatto Quotidiano’. Medesima richiesta è stata avanzata dal Sindacato unitario dei giornalisti campani (Sugc) che ha espresso solidarietà e appoggio al giornalista. Solidarietà anche dal Comitato di redazione del giornale.
CHI E’ – Lucio Varriale ha ripetutamente querelato il giornalista, i magistrati accusandoli di averlo perseguitato con articoli e indagini (leggi). Le querele sono state quasi tutte archiviate e, per la falsità delle accuse di reato in esse contenute, la Procura di Roma ha formulato l’accusa di calunnia e diffamazione contro il querelante.
Prima di essere arrestato per avere calunniato il giornalista e i magistrati, nel 2018 Lucio Varriale era stato arrestato con l’accusa di associazione a delinquere, truffa, emissioni di fatture false con lo scopo di frodare il ministero dello Sviluppo Economico e percepire indebitamente attraverso il Corecom almeno 2,3 milioni di euro di finanziamenti pubblici per la televisione locale napoletana di cui era l’editore di fatto (leggi).
SOLIDARIETA’ – Ossigeno per l’informazione esprime piena solidarietà a Vincenzo Iurillo, vittima come migliaia di altri giornalisti di quel dilagante fenomeno che sono le querele temerarie, pretestuose, presentate anche se palesemente infondate, brandite come un’arma di ritorsione contro chi prova a fare correttamente il proprio lavoro. Le querele che contengono accuse proprio false sono una sottospecie particolarmente dannosa e meriterebbero di essere trattate contestando sempre, sistematicamente, al querelante il reato di calunnia. Invece ciò avviene di rado. Le nuove querele pretestuose sono alcune migliaia ogni anno e aumentano di anno in anno. Questa grande piaga italiana potrebbe essere guarita o quantomeno lenita cambiando alcune leggi e procedure. Si potrebbe fare se ci fosse la volontà politica. Perché queste querele creano ansia, disagio professionale e danno economico anche a chi è innocente ed è riconosciuto tale da un giudice. Queste querele, insieme alle pretestuose cause civili per diffamazione colpiscono anche i grandi giornali, ma producono il danno più grave sui giornali locali, sulle piccole testate e sui cronisti precari. Ossigeno (leggi) lo dimostra da anni con i fatti e ripete che cosa il legislatore dovrebbe cambiare, e che cosa potrebbero fare gli stessi giornalisti per mettere un freno a questa prassi che viola la libertà di informazione e di riflesso mina il sistema democratico. LT
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