Brescia. Cronista perquisito e indagato
Nella mattinata del 24 luglio 2018 i carabinieri del Ros di Brescia, su disposizione della Procura della Repubblica, hanno perquisito l’abitazione, l’automobile e i supporti informatici del giornalista Andrea Cittadini, redattore del Giornale di Brescia e collaboratore dell’Ansa. I militari hanno sequestrato il telefono cellulare e il tablet dele giornalista, per copiarne i dat.
L’ordinanza di sequestro dichiara il giornalista indagato in concorso con altre persone ignote per rivelazione di segreto d’ufficio “perché con più azioni, tenute in tempi diversi, istigava e determinava ignoti pubblici ufficiali a violare i doveri di segretezza e a rivelare notizie coperte da segreto”; gli viene contestata anche la pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale.
A far scattare l’accusa sono state alcune informazioni riferite in due inchieste giornalistiche condotte da Andrea Cittadini e pubblicate su Il Giornale di Brescia. La prima inchiesta, relativa alla scomparsa dell’imprenditore Marco Bozzolo, è stata pubblicata nell’ottobre del 2015; la seconda, relativa alla scomparsa di una ragazza, poi ritrovata, pubblicata tra il 26 febbraio e il 4 marzo 2017.
Il giornalista, assistito dal legale del quotidiano, ha già presentato ricorso al Tribunale del Riesame. Sulla vicenda è sono intervenuti la Fnsi, l’Associazione stampa Lombarda e il Gruppo cronisti Lombardi, che hanno definito il provvedimento “inaccettabile”. Solidarietà anche dal cdr del Giornale di Brescia. Il 27 luglio i vertici del sindacato nazionale e regionale dei giornalisti hanno visitato la redazione per maifestare il loro sostegno.
OSSIGENO: PERQUISIZIONI PIU’ INVASIVA DI ALTRE – “E’ molto probabile che il Tribunale del Riesame accolga il ricorso del giornalista Andrea Cittadini a fronte di ordinanza di sequestro che presenta preoccupanti caratteri di orginalità rispetto alle responsabilità penali attribuibili a un giornalista: la configurazione di un ruolo di istigatore a commetetre il reato sia nei confronti di pubblici uffiociali che dei responsabili del suo giornale. Basta questo per chiedere al Ministro della Giustizia di mandare gli ispettori a Brescia. Ma c’è di più: c’è il senatore Crimi che avanza l’ipotesi di una ritorsione. Il ministro mandi gli ispettori. E intanto i giornali mandino i loro inviati a vedere come stanno le cose per raccontarlo ai lettori.
VITO CRIMI: SPERO NON SIA UNA RITORSIONE – Il sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi, ha manifestato solidarietà ad Andrea Cittadini e ha diffuso una nota in cui esprime “sgomento” per la vicenda . ”La motivazione del sequestro di cellulare e tablet del cronista – scrive Crimi – pare essere la presunta fuga di notizie relative alle indagini sulla scomparsa di due persone, avvenuta anni fa a Brescia. Ma com’è possibile che una fuga di notizie possa compromettere indagini con piste investigative ormai fredde, a distanza di anni? Difficile crederlo. Spero non si tratti, invece, di una ritorsione nei confronti di Cittadini, che proprio di recente ha scritto un articolo relativamente ad un’indagine che vede coinvolto il figlio del procuratore capo di Brescia, Tommaso Buonanno, arrestato per rapina a mano armata e in attesa di processo” .
PENALISTI: VICENDA ALLARMANTE- La vicenda “è allarmante” per il Consiglio direttivo della Camera penale di Brescia in quanto, scrivono in un comunicato, “si tratta di un atto certamente invasivo della sfera privata e professionale del giornalista, riferito a strumenti che attengono alla sua attività professionale, e che contengono certamente dati e informazioni coperte dal segreto, rispetto al quale occorrerà verificare con particolare attenzione se vi fossero i presupposti previsti dalla legge”. Gli avvocati penalisti sottolineano che “ferma restando, dunque, ogni condanna alla pubblicazione illegale di atti e documenti di indagini in corso, l’idea che un giornalista possa essere indagato e perquisito per ‘condotte attive finalizzate a procacciarsi pervicacemente e reiteratamente le notizie, come evidenziato dall’editoriale del Giornale di Brescia, quando lo stesso trova evidentemente fonti feconde a cui attingere, va respinta”.
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