Mafia Capitale. Nuovo attacco a Lirio Abbate al processo d’appello
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Il legale di Carminati ha nuovamente deriso il vicedirettore de l’Espresso che replica: così divento un bersaglio. Solidarietà al giornalista da Ossigeno e Fnsi
Il 6 marzo 2018, l’avvocato Giosuè Naso, difensore di Massimo Carminati, uno degli imputati nel processo “Mafia Capitale” ha attaccato in aula il vicedirettore de l’Espresso, Lirio Abbate, autore di numerosi articoli sulla malavita organizzata a Roma. “Questo è un processetto mediaticamente costruito in una certa maniera per condizionarlo, anche con le inchieste del giornalista Lirio Abbate, che io ho ribattezzato Delirio Abbate”, ha affermato Naso nell’aula bunker di Rebibbia durante la prima udienza del processo di secondo grado relativa all’inchiesta “Mondo di mezzo”. Immediata la replica via twitter di Lirio Abbate: “Puntare il dito contro un giornalista in un’aula di giustizia con imputati per mafia è come indicare un bersaglio”. Il procedimento è a carico di 43 imputati per 19 dei quali la Procura di Roma contesta l’associazione di stampo mafioso, accusa non riconosciuta nel processo di primo grado. Lo riferisce l’Agenzia Ansa.
Non è la prima volta che il legale di Massimo Carminati attacca il giornalista nel corso delle udienze processuali (leggi).
LA SOLIDARIETÀ DI OSSIGENO – Ancora una volta, al riparo dell’inviolabile diritto alla difesa, l’avvocato Giosuè Naso, difensore dell’imputato Massimo Carminati, nel corso del processo d’appello Mafia Capitale ha trovato il modo di attaccare la Procura della Repubblica di Roma per interposta persona, scegliendo come obiettivo pretestuoso il vicedirettore de L’Espresso Lirio Abbate, il giornalista che con la sua coraggiosa inchiesta ha scoperchiato il malaffare di Mafia Capitale. Ancora una volta – dopo aver definito “un processetto mediaticamente costruito” il procedimento per il quale il suo assistito è già stato condannato a venti anni di detenzione – il legale di Carminati, ha fatto ricorso allo stucchevole giochetto di storpiare il nome del giornalista, vantandosi di questa bravata. Speriamo che la Corte e i suoi stessi colleghi lo abbiano invitato a usare un linguaggio più consono e rispettoso, perché non dovrebbe essere consentito ad alcuno di trasformare una persona – tantomeno un giornalista – in un bersaglio pubblico. Si critichi nel merito, conservando il rispetto per le persone. Ossigeno per l’Informazione, che si attiene sempre a queste regole, chiede che anche altri lo facciano. Intanto, esprime solidarietà a Lirio Abbate, che è uno dei massimi animatori di questo Osservatorio.
Anche la Federazione Nazionale della Stampa ha espresso solidarietà ad Abbate. “Non è accettabile – scrivono i vertici della Fnsi in una nota – che un legale, pur nell’esercizio della sua funzione, tenti di delegittimare il lavoro dei giornalisti e degli inquirenti, ricorrendo ad espressioni che, a nostro giudizio, mal si conciliano con i doveri propri dell’avvocatura” (leggi).
RDM
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