Leggi e sentenze

Cronaca giudiziaria. Decreto del governo vieta pubblicazione delle ordinanze cautelari

Sarà consentito soltanto dare il senso degli atti con cui viene limitata la libertà personale di quanti sono sottoposti a indagini

OSSIGENO 13 dicembre 2024 – Il Governo Meloni ha introdotto una nuova limitazione del diritto di informazione. Il 9 dicembre 2024 il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legislativo che vieta esplicitamente la pubblicazione anche parziale “delle ordinanze che applicano misure cautelari personali fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”.

Finora questa pubblicazione era consentita e permetteva ai giornali e ai giornalisti di fare sapere subito ai lettori per quale ragione la magistratura aveva privato in tutto o in parte la libertà personale di una persona oggetto di accertamenti giudiziari. Adesso invece per farlo bisogna attendere la conclusione delle indagini, cioè mesi e a volte anni.

Il decreto vieta di pubblicare sui giornali i passaggi testuali delle ordinanze di custodia cautelare e di altre ordinanze che impongono il divieto di dimora o l’interdizione a recarsi in certi luoghi. Ora è possibile rendere noto soltanto il senso di queste ordinanze riassumendo o parafrasando le frasi usate in quegli atti.

La decisione di introdurre questa modifica era stata adottata già diversi mesi fa in Parlamento, quando il Senato aveva approvato l’articolo 4 della legge di adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni della direttiva europea. L’iter fu avviato alla Camera da un emendamento proposto dal deputato di Azione Enrico Costa.

Fin dal primo annuncio del provvedimento, i rappresentanti dei giornalisti e numerosi esponenti dei partiti di opposizione hanno definito questa norma restrittiva una nuova legge bavaglio.

Durante l’esame del testo da parte delle commissioni parlamentari alcuni parlamentari della maggioranza e di Italia Viva avevano proposto di introdurre multe, sia per i giornalisti che per gli editori, fino a 500mila euro. Questa proposta non è stata inserità nel testo approvato dal governo.

Alcuni giornali hanno annunciato che non rispetteranno il divieto e affronteranno le conseguenze giudiziarie delle trasgressioni. Fra gli altri, lo hanno dichiarato i direttori responsabili del Fatto Quotidiano e di Libero, Marco Travaglio e Mario Sechi.

I parlamentari europei del Pd hanno presentato una interrogazione facendo rilevare la dissonanza con la normativa dell’Unione Europea.

Secondo il procuratore della repubblica di Milano, Marcello Viola, la nuova legge “non cambia nulla” per quanto riguarda il lavoro dei giudici. In due recenti significative ordinanze, quelle sul caso che riguarda le Curve Nord e Sud dello stadio Meazza e quella con al centro una presunta rete di cyber-spie, ha detto, “i gip hanno fatto un lavoro di sintesi e assemblaggio evidenziando solo gli elementi del grave quadro indiziario e tutelando i terzi estranei” alle indagini.

Il codice di procedura penale prevedeva all’articolo 114 il divieto di pubblicazione, “anche parziale, degli atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”, ma dal 2017, per effetto della riforma introdotta dal ministro della giustizia Orlando, faceva eccezione l’ordinanza che dispone la misura cautelare. Il nuovo decreto legislativo cancella questa eccezione “per il rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza delle persone fisiche sottoposte a indagini o imputate in un procedimento penale in attuazione della direttiva (Ue) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, deazl 9 marzo 2016”.

L’estensione del divieto a ordinanze diversa da quelle adottate per le misure di custodia cautelare, secondo alcuni osservatori, va oltre la delega concessa dal parlamento al governo per intervenire in questa materia e potrebbe essere oggetto di contestazione della corte Costituzionale vedi . ASP

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