Calabria. Trappola per Klaus Davi. Fu salvato da una telefonata di Nicola Gratteri
Stava andando a Limbadi a incontrare una donna che gli aveva promesso rivelazioni. Fu fermato da una telefonata dell’allora procuratore capo di Catanzaro
OSSIGENO 3 novembre 2024 – A maggio 2022 Klaus Davi stava partendo da Milano per la Calabria quando fu raggiunto da una insolita telefonata. Gli passarono Nicola Gratteri, all’epoca procuratore capo di Catanzaro, che gli chiese: “Lei per caso sta andando a Limbadi?”. In effetti sì, ammise, stava andando proprio in quel piccolo comune della provincia di Vibo Valentia. Non lo aveva detto a nessuno, doveva incontrare una donna che qualche giorno prima si era messa in contatto con lui e gli aveva promesso rivelazioni sulla ‘ndrangheta. Non ci vada, senta a me, gli disse il procuratore, senza fornire spiegazioni, ma lasciando capire che quell’incontro era una trappola. Klaus Davi seguì il consiglio e ancora ringrazia Gratteri. Tempo dopo ebbe conferma che lo avevano attirato in una trappola con un pretesto.
Klaus Davi, massmediologo e giornalista, autore di inchieste televisive sulla ‘ndrangheta per le quali ha subito minacce e aggressioni, ha raccontato l’episodio il 22 ottobre 2024 nel programma Rai “Tgr Buongiorno. Regione Calabria”. Ha detto che quel giorno avrebbero voluto sequestrarlo e pestarlo per bene.
IL RACCONTO IN TV- “Era il 26 aprile del 2022 e avevo da poco pubblicato un filmato su un fatto successo a Limbadi che fece molto scalpore sui media – ha detto Klaus Davi in trasmissione -. Qualche giorno dopo mi chiamò una signora che mi voleva dare del materiale utile per le mie inchieste. Io – come faccio sempre – programmai subito il viaggio senza pensarci troppo. Non feci particolari approfondimenti né domande, perché molto spesso mi chiamano affiliati, collaboratori di giustizia, persone comuni per fornirmi documenti, foto, testi e video. Ma poco prima che prendessi il taxi per andare all’aeroporto di Linate, mi chiamò Gratteri e mi chiese: “Lei deve per caso andare a Limbadi?”. Al che io stupito risposi: “Sì dottore, ma come fa a saperlo?”. Senza tante spiegazioni Gratteri mi disse di non andare assolutamente in quel posto…Qualche mese dopo la telefonata venni a sapere che un gruppo di uomini mi avrebbe sequestrato e portato in un casolare isolato per pestarmi. Da quello che ho dedotto, non credo che volessero farmi fuori ma soltanto picchiarmi a dovere ed ero caduto in pieno nel tranello tesomi dalla donna. Ma per fortuna il dottor Gratteri mi ha evitato questo spiacevole “incontro”, anche perché in queste cose sai come entri, ma non sai come esci, e per questo gli sarò sempre infinitamente grato”, ha concluso il giornalista.
A OSSIGENO Klaus Davi ha confermato questa ricostruzione dei fatti e ha aggiunto: “Io so solo che se non fosse stato per la prontezza di Gratteri, che non finisco di ringraziare, forse oggi non sarei qui a raccontarlo. Il procuratore mi chiamò e mi disse di non andare. Gli chiesi spiegazioni ma lui non aggiunse nulla. Però la sera stessa mi richiamò, per accertarsi che non ero andato. Quale fosse il disegno nei miei confronti venni a saperlo tempo dopo, perché le indagini hanno tempi lunghi e si intrecciano le une con le altre. Sembra che il piano iniziale non prevedesse di uccidermi, ma solo di darmi una violenta lezione. Tuttavia non è scontato che io avrei retto al pestaggio. Non ho denunciato il fatto perché la segnalazione era partita dalla Procura e quindi sarebbe stata pleonastica. Adesso sarà il nuovo procuratore Salvatore Curcio a chiarire tutto, perché in questa vicenda ci sono diversi presunti reati”. LT
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