8 mesi di carcere per diffamazione. Ossigeno difende giornalista Pasquale Napolitano
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E’ stato condannato in primo grado su querela dell’ex presidente dell’Ordine degli Avvocati di Nola (Napoli) e ha fatto appello
OSSIGENO 27 luglio 2024 – Lo Sportello Legale di Ossigeno per l’informazione, che opera in collaborazione con Media Defence, ha deciso di assistere legalmente il cronista Pasquale Napolitano, collaboratore di varie testate (Il Giornale, il Roma, Panorama e altre), nel ricorso in appello da lui promosso contro la condanna a otto mesi di reclusione per diffamazione a mezzo stampa che gli ha inflitto, il 7 maggio 2024, il Tribunale di Nola (NA), in composizione monocratica. Ossigeno ha affidato la difesa all’avv. Andrea Di Pietro, coordinatore dello Sportello di Ossigeno.
GLI ARTICOLI – Il giornalista replica alle accuse affermando che in realta negli articoli contestati, pubblicati sulla testata online Anteprima24, egli si è limitato a riferire il malumore degli avvocati nolani, che, in larghissima maggioranza avevano sfiduciato il loro presidente con una procedura corretta (come è stato avallato da una sentenza del Tar) ma ciò nonostante non riuscivano a ottenere le sue dimissioni in quanto egli non convocava formalmente il Consiglio.
LA VICENDA GIUDIZIARIA – Il giornalista è stato condannato a 8 mesi di reclusione, con pena sospesa, concessione delle attenuanti generiche, pagamento delle spese processuali. Il processo è nato dalla querela dell’avv. Domenico Visone, ex presidente dell’Ordine degli avvocati di Nola e di tre consiglieri dello stesso ente, che si erano sentiti diffamati da alcuni articoli su una vicenda del 2020: a loro dire, il giornalista ha narrato con toni allusivi che lasciano intendere un ingiustificabile atteggiamento ostruzionistico, il ritardo con cui Domenico Visone ha formalizzato le sue dimissioni da presidente dell’Ordine in seguito alla sfiducia formale che era stata espressa dalla maggioranza degli avvocati iscritti al suo Ordine.
UNA CONDANNA CRITICATA – La condanna di Pasquale Napolitano ha destato forti critiche a livello nazionale. Ci sono stati: un editoriale di Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, una netta presa di posizione dell’ Ordine e del Sindacato dei giornalisti, vari commenti bipartisan del mondo politico. A richiamare l’attenzione è stata soprattutto la condanna al carcere comminata al giornalista.
I SOCIAL – Secondo il giudice, non togato, che ha ripreso le argomentazioni dei legali dei querelanti, la colpa di Pasquale Napolitano sarebbe stata aggravata dal fatto di aver rilanciato il suo articolo sui social. Una contestazione incomprensibile visto che è ciò che normalmente fanno i giornalisti e le testate giornalistiche. A nulla è valso il fatto che il giornalista abbia pubblicato la replica dei querelanti, facendo così conoscere al pubblico dei suoi lettori la loro posizione in merito ai suoi articoli.
OSSIGENO – Ossigeno ha letto gli atti istruttori. A un primo esame, ritiene la condanna per diffamazione quanto meno discutibile nel merito. Un giudizio più preciso sarà espresso dopo il deposito delle motivazioni. In generale, si può dire che la condanna alla pena detentiva per il reato di diffamazione a mezzo stampa è sempre un fatto gravemente iniquo e preoccupante che non tiene conto di quanto ha stabilito la Corte Costituzionale con la sentenza emessa il 12 luglio 2021, n. 150. Con quella sentenza la Corte ha affermato l’illegittimità della pena cumulativa (detentiva e pecuniaria) per reprimere i fatti di diffamazione e ha chiarito entro quali limiti è invece legittima la previsione della pena alternativa della detenzione. La Corte ha anche detto che la pena detentiva è giustificata solo nei casi in cui la diffamazione consiste nell’attivazione della cosiddetta macchina del fango, o nell’uso di discorsi di incitamento all’odio o di istigazione alla violenza o alla discriminazione. Tutte fattispecie lontane anni luce da ciò che ha pubblicato Pasquale Napolitano. ASP
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