Giorgia Meloni e i giornali. Notizie, diffamazione e confronto politico
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In altri paesi i leader di governo ritirano le querele – In Italia non c’è nessuna regola, c’è una riforma che nessuno vuole fare
OSSIGENO 25 novembre 2022 – Nei paesi anglosassoni il leader politico che assume funzioni parlamentari o di governo di regola ritira le querele, in particolare quelle per diffamazione a mezzo stampa contro giornali e giornalisti. Lo fa per mostrare che non vuole far pesare sul querelato il suo accresciuto potere e anche per mostrarsi tollerante verso le critiche. In questi paesi chi non agisce così è biasimato.
In Italia non c’è questa regola, nessuno la invoca. Né ci sono quegli organi autogestiti da editori giornalisti e lettori che regolano gran parte dei reclami contro i giornali senza scomodare la magistratura.
Perciò in Italia ogni esponente politico o di governo fa come gli pare e piace e di conseguenza numerosi giornalisti subiscono critiche e accuse che non meritano, devono affrontare processi per diffamazione che li danneggiano anche se quasi sempre (nove volte su dieci) ne escono assolti. Bisogna cambiare le leggi che permettono questo macello, lo sanno tutti ormai. Ma finora non si è trovata una maggioranza parlamentare per farlo e le querele infondate, temerarie, intimidatorie continuano a fioccare indisturbate.
Ma ogni tanto una delle diecimila querele presentate ogni anno appare intollerabile, meno tollerabile delle altre, e perciò giornali e giornalisti levano alte proteste.
E’ quanto sta accadendo contro due querele presentate dalla deputata al parlamento Giorgia Meloni, quando era la leader del partito di opposizione Fratelli d’Italia. Le due querele hanno dato vita a due processi penali proprio adesso che lei, dal 22 ottobre 2022, è presidente del Consiglio dei Ministri e viene criticata perché invece di ritirare le querele sta mantenendo le sue accuse di diffamazione a mezzo stampa (leggi qui).
La prima querela è contro lo scrittore Roberto Saviano che, a dicembre del 2020, commentando il comportamento di alcuni leader politici di centrodestra sul respingimento delle navi delle ONG con a bordo i migranti salvati in mare (leggi qui), in una puntata del programma televisivo di approfondimento ‘Piazzapulita’ su La7, li definì “bastardì” e fece i nomi di Giorgia Meloni e del leader della Lega Matteo Salvini. Giorgia Meloni lo ha querelato. Il pubblico ministero Pietro Pollidori ha rinviato a giudizio lo scrittore. La prima udienza si è tenuta il 15 novembre 2022, la prossima è fissata al 12 dicembre.
OSSIGENO non apprezza un confronto politico che fa ricorso agli insulti, ma comprende che in certi momenti, occasionalmente, un politico o un suo avversario, possano usare un linguaggio aspro, forte, colorito, anche fuori dl parlamento. I leader politici e di governo hanno il diritto, come chiunque, di rivolgersi al giudice per difendere la loro reputazione. Ma per il ruolo pubblico che rivestono devono frenare l’impulso di reagire a ogni offesa, devono accettare più critiche di un comune cittadino. Dovrebbero evitare le querele, rinunciare a chiedere la punizione per via giudiziaria degli eccessi del linguaggio dei suoi detrattori, perché ciò comprime il dibattito pubblico, un confronto che deve svolgere nella massima libertà, nell’interesse generale del paese e deve essere tollerato fino a quando non sfocis nell’incitamento all’odio, alla violenza, alle discriminazioni.
La seconda querela riguarda il quotidiano ‘il Domani’. Nell’ottobre 2021 Giorgia Meloni, leader del partito di opposizione Fratelli d’Italia, ha querelato il giornalista Emiliano Fittipaldi, in qualità di autore, e Stefano Feltri, in qualità di direttore responsabile, per un articolo nel quale si dava notizia delle dichiarazioni rilasciate a verbale da Domenico Arcuri, ex commissario straordinario del governo per l’emergenza Covid. In quei verbali figura il nome di Giorgia Meloni. Secondo Domenico Arcuri aveva provato a raccomandare un imprenditore che vendeva mascherine sanitarie (leggi qui l’articolo). Oltre a smentire la circostanza, Giorgia Meloni ha querelato giornale e giornalisti.
Ossigeno ritiene che in questa vicenda la reazione di Giorgia Meloni si sproporzionata e di tipo intimidatorio. Avrebbe potuto ristabilire più efficacemente la sua reputazione precisando i fatti e chiedendo la pubblicazione della sua versione a termini di legge.
Ossigeno si augura che la presidente del Consiglio ritiri le querele e dedichi le sue energie a riformare la legge sulla stampa e alcuni articoli del codice che permettono di abusare ampiamente delle querele per diffamazione a mezzo stampa a danno dei giornalisti, della verità e del diritto di rappresentare e conoscere tutte le opinioni e tutte le sfaccettature di ogni verità, di dare un più ampio diritto di replica e di rettifica per le notizie pubblicate dai media. Questa impresa non è riuscita a nessuna maggioranza nelle ultime sei legislature. ASP – GB
ha collaborato Giacomo Bertoni
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