Ossigeno difende Maria Ferrante che dice: grazie, mi ridate la voglia di andare avanti
E’ stata citata in giudizio da un console e condannata in primo grado per aver pubblicato un comunicato degli italiani di Marsiglia . La protesta del COM.IT.ES.
OSSIGENO 4 giugno 2021 – La vicenda giudiziaria per cui la giornalista Maria Ferrante è stata condannata in primo grado e ora deve affrontare il processo d’appello (leggi la notizia) ripropone in modo didascalico i seri problemi legislativi, noti da decenni e tuttora irrisolti, in materia di libertà di stampa. Ripropone anche quell’insofferenza, molto diffusa, verso le informazioni critiche che spinge personaggi pubblici a brandire querele e atti di citazione che costringono anche chi non avrebbe nulla di cui scusarsi a difendersi in giudizio. Perciò l’ufficio Assistenza Legale Gratuita di Ossigeno (A.L.G.O) che opera in collaborazione con Media Defence ha assunto, per la fase del processo d’appello, la difesa della giornalista Maria Ferrante, direttrice del portale informativo www.italiannetwork.it, dedicato ai temi di interesse per gli italiani residenti all’estero.
Maria Ferrante ha inviato ha Ossigeno questo messaggio:
Rivolgo un ringraziamento speciale a Ossigeno per l’informazione, al suo Presidente Alberto Spampinato ed al team di legali coordinati dall’Avv. Andrea Di Pietro che in questa fase storica così difficile, non solo a livello collettivo, ma anche personale e professionale, mi ha trasmesso la voglia di proseguire sulla stessa linea di sempre: quella della libertà di informazione.
Ma perché ciò sia possibile è necessario che a tutela della libertà di informazione e degli stessi operatori dell’informazione, vi siano ulteriori chiarimenti su peculiarità e adeguamento della legislazione italiana riguardo ai nuovi media; più “stretti” limiti oggettivi entro i quali si possa far ricorso alle accuse della “diffamazione a mezzo stampa”, oltre a una pressante, urgente e permanente formazione degli operatori di giustizia (magistrati e procuratori) sulla legislazione europea, decisamente più avanzata di quella nazionale.
Questioni che la stessa CEDU – Corte Europea dei Diritti dell’Uomo – sta affrontato in alcune significative sentenze. Molte delle quali sono state puntualmente richiamate nell’atto di Appello presentato dall’Avv. Andrea Di Pietro, in collaborazione con l’Avv. Lucio Andreozzi, avverso la sentenza di primo grado emessa dalla sezione civile del Tribunale di Roma”.
Maria Ferrante
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