11 anni fa ucciso a Bangkok Fabio Polenghi. Documentava gli scontri in piazza
Aveva 48 anni. Era un freelance. Colpito da un’arma dell’esercito. I responsabili non sono stati trovati. La sua storia sul sito Ossigeno – Cercavano la verità
OSSIGENO 18 maggio 2021 – Fabio Polenghi, fotoreporter milanese, fu ucciso 11 anni fa, il 19 maggio 2010 a Bangkok, in Tailandia, mentre documentava la repressione delle manifestazioni di protesta delle “camice rosse” contro il governo. Aveva 48 anni. Il bilancio finale di quei due mesi di repressione delle proteste fu di almeno 91 morti. Fra gli altri fu ucciso un reporter giapponese.
Ossigeno per l’Informazione ricorda questo anniversario della morte di Fabio Polenghi aggiornando la pagina vedi a lui dedicata sul sito Cercavano la verità, l’archivio online che racconta le storie di 30 giornalisti italiani uccisi dalle mafie, dalle guerre e dal terrorismo negli ultime sei decenni.
Per quella morte si attende ancora piena giustizia. Elisabetta Polenghi, la sorella di Fabio, lottò con tutte le forze per perseguire i responsabili. Ottenne che fosse celebrato un processo che nel 2013 si concluse stabilendo che Fabio era stato colpito alla schiena dal proiettile di un fucile in dotazione all’esercito, mentre correva insieme ai manifestanti per sfuggire all’offensiva dei militari. Fu giustizia a metà perché i giudici tailandesi non individuarono né chi sparò il colpo fatale né chi aveva dato l’ordine di farlo. Elisabetta non poté continuare quella battaglia perché, appena un anno dopo, una malattia la portò via. Stava lavorando al progetto di erigere a Bagkok un monumento alla libertà di informazione e ai diritti umani.
CHI ERA – Nato a Monza nel 1962, Fabio Polenghi aveva lavorato dal 1985 al 2000 come fotografo di moda, tra Londra e Parigi. Nel 1999 aveva cominciato a viaggiare come freelance spinto dalla passione per il reportage: dal Kosovo alla Cambogia, dal Myanmar ai campi profughi ai confini tailandesi, dalle favelas di Rio De Janeiro a Kenia, Sierra Leone, Messico e Honduras, fino a Cuba, Cina, Giappone, Korea, Nepal e India. Unì al lavoro di fotografo e documentarista l’impegno umanitario.
I RICONOSCIMENTI – La storia di Fabio divenne nota in Thailandia in seguito alle iniziative della sorella Elisabetta. Invece in Italia non è mai entrata pienamente nella memoria collettiva, nonostante nel 2010 gli siano stati conferiti il Premio Enzo Baldoni della Provincia di Milano e una menzione del Premio Pace della Giunta regionale lombarda. Lo ha fatto osservare il giornalista Alessandro Ursic, autore di un commosso ricordo. Il nome di Fabio Polenghi è inscritto in una stele del monumento per i giornalisti caduti creato dal comune francese di Bayeux, in Normandia, e da Reporters Sans Frontières. Figura – oltre che nel Journalists Memorial del Newseum di Washington – anche nel Pannello della Memoria di Ossigeno per l’Informazione.
LB
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