Rocchelli. Perché Markiv è colpevole per PG e parti civili
OSSIGENO – Milano, 16 ottobre 2020 – La pubblica accusa e gli avvocati delle parti civili hanno spiegato in aula perché chiedono la conferma della condanna di primo grado a 24 anni di carcere emessa nel 2019 a Pavia
di Giacomo Bertoni – Conferma integrale della sentenza di primo grado. Questa la richiesta del sostituto procuratore generale Nunzia Ciaravolo, ieri durante la terza udienza del processo in Corte d’assise d’appello per la morte del fotoreporter Andy Rocchelli. La richiesta è stata formulata al termine della requisitoria, durata oltre 4 ore, nella quale il procuratore generale ha ricostruito quanto è avvenuto nel Donbass (Ucraina) il 24 maggio del 2014. Anche gli avvocati delle parti civili hanno chiesto la conferma della sentenza di primo grado.
ALL’INIZIO DELL’UDIENZA Nunzia Ciaravolo ha giudicato inaccettabile la nuova traduzione e trascrizione dell’intercettazione ambientale di Vitaly Markiv mentre era detenuto a Pavia, in quanto l’interprete ha aggiunto fra parentesi dei commenti, definiti dal procuratore generale «note interpretative personali». La Corte ha dichiarato che non terrà conto delle frasi aggiunte.
LA PUBBLICA ACCUSA – Il PG ha spiegato che Vitaly Markiv “non è imputato per avere esploso direttamente i colpi di mortaio“ ma per aver “concorso e contribuito materialmente ad aiutare chi li ha esplosi colpendo dei civili che erano in abiti civili, e privi di qualsiasi arma“. Lui, in particolare, aveva addosso uno strumento “sofisticato“ di comunicazione con cui mandava “informazioni ai suoi commilitoni“. La prova della sua “responsabilità“, ha aggiunto il PG, “si forma con i tanti elementi che abbiamo e persino dalle testimonianze non attendibili ci arriva la conferma di cosa Markiv facesse nella Guardia nazionale“. sono stati trovati “in suo possesso“, ha detto ancora il PG, “immagini raccapriccianti sulle modalità in cui il conflitto veniva portato avanti, con violazioni di qualsiasi convenzione, con civili tenuti incappucciati e persone buttate vive dentro una fossa”.
QUEL 24 MAGGIO DEL 2014 – La lunga requisitoria del procuratore generale è stata suddivisa in tre momenti: ricostruzione dei fatti del 24 maggio, confronto delle testimonianze acquisite, analisi delle dichiarazioni spontanee rilasciate da Vitaly Markiv. A guidare la ricostruzione del pg sono state le parole dell’unico sopravvissuto all’attacco, il giornalista francese William Roguelon. «Il 24 mattina i giornalisti, alloggiati presso l’hotel Municipal di Sloviansk – ha ricordato il pg –, vengono a sapere che a 5 chilometri di distanza è stato bombardato un villaggio. Si trattava, secondo i dati a loro disposizione, del primo pesante bombardamento diurno sulle abitazioni civili, perché solitamente i bombardamenti avvenivano di notte e solo contro l’altro schieramento militare. Andrea Rocchelli, Andrej Mironov e William Roguelon, a bordo di un taxi locale, raggiungono la ferrovia, scendono e iniziano a scattare foto. In quel momento una raffica di colpi arriva intorno a loro. In fila indiana, i giornalisti corrono verso un vicino boschetto. Sono esperti, sanno come muoversi in contesti di guerra, e trovano riparo in un fosso. William Roguelon non riesce a contare i colpi: sono tantissimi. Non sono solo colpi di fucile o mitragliatore. Si avverte anche il sibilo terrificante dei colpi di mortaio».
Ha ripreso le parole esatte usate da Roguelon, il procuratore generale Nunzia Ciaravolo, commentando che il giornalista francese «non poteva mentire, era lì, e anche durante l’attacco non ha smesso di fare fotografie, girare video e inviare ai suoi colleghi le sue coordinate GPS». Il taxi viene preso di mira: «Hanno subito cercato di eliminare l’unico mezzo di fuga – dice il procuratore generale –, non ci sono stati colpi di avvertimento e i colpi sono andati aumentando». Vitaly Markiv, secondo il procuratore generale, è responsabile: «Sappiamo oltre ogni ragionevole dubbio che Markiv era sulla collina Karachun il 24 maggio (dove si trovavano i mortai, ndr), lo confermano persino i giornalisti amici di Andy e Andrej. Markiv era lì, come emerge anche da un articolo scritto da Ilaria Morani, e ha partecipato a questa operazione per uccidere civili».
VIOLENZE CONTRO LA STAMPA – Secondo il pg, sono invece inaffidabili le testimonianze rese in primo grado dai testi chiamati dalla difesa, come ad esempio i responsabili della Guardia Nazionale, insomma i diretti superiori di Markiv: «Hanno cercato di coprire l’imputato in ogni modo – accusa il pg –, rilevo l’inattendibilità assoluta dei testi. Una bugia anche la dichiarazione spontanea di Markiv, nella quale ha detto che la Guardia Nazionale aveva l’ordine di sparare solo come risposta a un attacco. Questo stride con l’allarme lanciato dall’Osce proprio il 23 maggio 2014: nei mesi precedenti erano state registrate ben 300 violenze contro i media. Markiv era lì sulla collina, aveva il ruolo di sentinella, toccava a lui far aggiustare il tiro dei mortai, era l’unico ad essere dotato di radioline e ha sempre avuto ruoli di coordinamento. Per questo chiedo che la sentenza di primo grado venga integralmente confermata in ogni sua parte». Durante la requisitoria il procuratore generale si è soffermato anche su un altro aspetto, che poi è stato ripreso dall’Avvocato della famiglia Rocchelli, Alessandra Ballerini: la personalità di Markiv. Secondo Nunzia Ciaravolo: «La pena va commisurata alla personalità. Il pm di Pavia era stato, direi, benevolo nel chiedere 18 anni, ma la sentenza ha rigettato tutte le attenuanti generiche. Una personalità descritta dal progetto di evasione dal carcere di Pavia, evasione che prevedeva anche la probabile uccisione di una guardia, e dalle immagini raccapriccianti scattate durante il conflitto, che dimostrano la totale violazione di qualsiasi convenzione sui diritti umani».
IN AULA PER LA VERITA’ – In aula ancora una volta, come per tutte le udienze, i familiari di Andrea Rocchelli, parte civile assistita dagli avvocati Alessandra Ballerini ed Emanuele Tambuscio. «La famiglia Rocchelli mi ha sempre chiesto di trovare la verità – ha detto l’avvocato Ballerini nella sua arringa –, non ha mai voluto che si trovasse un colpevole a tutti i costi. Il 12 luglio 2019, giorno della sentenza, loro erano pietrificati. C’era forse sollievo per la verità, ma nessuna esultanza. La presentazione di questo nuovo film “The wrong place” (Il posto sbagliato) non è altro che un nuovo motivo di dolore per loro. Si tratta di un film inutile e non indipendente, basti pensare che le prove balistiche sono state fatte in un poligono riservatissimo al quale accede solo la Guardia Nazionale, ringraziata nei titoli di coda della versione ucraina. Non esistono posti sbagliati per i giornalisti, se i giornalisti non ci fossero noi non sapremmo che cosa succede in questi luoghi. Lo stesso sito della Farnesina, “Viaggiare sicuri”, viene tenuto aggiornato grazie alle informazioni fornite dai giornalisti inviati sul posto».
GIORNALISTI SCOMODI – Per le parti civili, Andy Rocchelli era un giornalista scomodo: «Cinque giorni prima dell’attacco era stata pubblicata un’intervista di Andy ad alcuni civili – ha ricordato l’avvocato Ballerini –, un’intervista nella quale per la prima volta si potevano ascoltare le voci dei componenti di una famiglia coinvolta suo malgrado nel conflitto. Quanti sopralluoghi, quante foto, quante interviste, e dalla collina Karachun Markiv vedeva questi giornalisti, vedeva il loro lavoro di ricerca della verità. Markiv ha solo obbedito agli ordini? Bene, sparare a giornalisti inermi è un ordine palesemente illegittimo, a questo ordine si ha il dovere di disobbedire».
Le arringhe degli avvocati di parte civile hanno sottolineato che non c’è stata collaborazione dello Stato ucraino alle indagini italiane. Ad esempio, hanno ricordato le schegge estratte dal corpo di Andy Rocchelli non sono state mai consegnate alle autorità italiane.
La lunga terza udienza si è conclusa alle 18, con l’arringa dell’avvocato Margherita Pisapia, difensore di parte civile per Associazione lombarda giornalisti e Federazione nazionale della stampa italiana. La prossima udienza ci sarà il 23 ottobre, per ascoltare l’arringa della difesa di Vitaly Markiv. GB
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