Rocchelli. Cristiano Tinazzi, perché abbiamo girato The Wrong Place
OSSIGENO – 7 ottobre 2020 – Il giornalista Cristiano Tinazzi spiega in quale spirito è stato realizzato il film che la Corte d’Assise d’Appello di Milano potrebbe acquisire, su richiesta dei difensori dell’imputato
di Cristiano Tinazzi – Il progetto del film inchiesta “The Wrong place” è nato all’indomani della sentenza di primo grado nei confronti del soldato italo-ucraino Vitaliy Markiv, condannato per la morte del fotoreporter Andrea Rocchelli (morto assieme al giornalista e attivista per i diritti umani Andrej Mironov). Io, Danilo Elia, giornalista Rai, Olga Tokariuk, giornalista ucraina, e Ruben Lagattolla, documentarista, ci siamo confrontati, pur con posizioni inizialmente differenti, sulla vicenda e, conoscendo quei luoghi, abbiamo espresso alcuni dubbi.
Il nostro lavoro si basa sulle carte processuali. Le abbiamo lette e analizzate e portate sul luogo dei fatti seguendo la dinamica degli eventi ricostruita dall’unico testimone sentito in tribunale, il fotografo francese William Roguelon. Siamo partiti dalla posizione GPS registrata dalla fotocamera di William Roguelon, segnata come punto di attacco, e da una seconda posizione GPS, rilevata dalle carte processuali, ovvero il luogo dove Vitaliy Markiv aveva girato un video, indicato dagli inquirenti come la postazione del soldato.
Abbiamo utilizzato due società specializzate per eseguire un rilievo fotogrammetrico e poi un’analisi di visibilità.
L’elaborazione ha dimostrato la non visibilità dalla postazione di Markiv al punto di attacco segnato a processo tramite la posizione gps rilevata dalla fotocamera di William Roguelon durante l’attacco e su altri punti che si trovano sulla strada del passaggio a livello adiacente alla fabbrica Zeus.
In termini più semplificati, a causa della presenza di una fitta vegetazione e del treno merci posizionato come barriera, non vi era visibilità sulla strada dove si era fermata la macchina dei colleghi se non sul punto indicato a processo su mappa da Roguelon e indicativamente indicato come il luogo dove il sopravvissuto, dopo l’attacco, avrebbe fermato una vettura per allontanarsi verso l’ospedale. Il punto è visibile da un raggio laser, di striscio, sopra il tetto della fabbrica e si trova a oltre 2500 metri dalla postazione di Markiv.
Anche l’associazione russa per la difesa dei diritti umani Memorial, fondata dal Premio Nobel Andrej Sacharov, ha espresso forti dubbi sulle indagini e sulla vicenda processuale annunciando un’indagine indipendente sul caso, alla quale si sono uniti i familiari di Andrei Mironov, i quali chiedono che venga preso in maggiore considerazione il video girato da William Roguelon nel fossato dove Andrej Mironov parla di fuoco incrociato pochi minuti prima di morire.
Ultime precisazioni. La prima, sul titolo The Wrong place. Si tratta di una suggestione che prende spunto dall’espressione inglese: “Wrong place at the wrong time”. Non vuole assolutamente dire che se la siano andati a cercare, perché andare nei posti dove si racconta una storia è il nostro mestiere. La frase viene detta da uno dei sopravvissuti all’attacco: “Mi sono ritrovato nel posto sbagliato al momento sbagliato”. Ma siamo disposti a cambiare il titolo, se è un problema. Infine: il film è stato autoprodotto. Inizialmente con nostri soldi, poi con due crowdfunding (uno fatto su una piattaforma ad hoc e uno su Facebook). Infine, abbiamo vinto un premio dalla fondazione inglese Justice for Journalists, che finanzia lavori di inchiesta su crimini contro gli operatori dell’informazione.
Questo non è un film innocentista, pro o contro qualcuno. E’ una inchiesta giornalistica. E le inchieste vengono fatte, semplicemente, per portare alla luce dei fatti.
Cristiano Tinazzi
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