Falconio ricorda Antonio Russo ucciso in Georgia
Ucciso nel 2000 in Georgia, aveva appena denunciato l’impiego di armi non convenzionali in Cecenia
Alcuni brevi estratti dell’intervento di Alessio Falconio, direttore di Radio Radicale, su Antonio Russo, in occasione del convegno “Troppe minacce ai giornalisti. Allarme dell’ONU”
Antonio Russo era un giornalista di Radio Radicale ucciso a 40 anni in Georgia, a Tiblisi, il 16 ottobre del 2000. Non era iscritto all’Ordine dei giornalisti. Nel corso degli anni aveva per noi documentato le crisi più drammatiche e spesso meno illuminate.
Era stato in Bosnia e poi in Kosovo. Dopo l’arrivo delle truppe serbe, fu per diversi giorni l’unico giornalista occidentale rimasto a Pristina, dove viveva da tempo in casa di una famiglia kosovara. Preferiva la casa della sua gente agli alberghi, era il suo modo di raccontare, di entrare nel quotidiano che raccontava.
Era stato in precedenza nel Ruanda delle guerre etniche, nell’Algeria degli sgozzamenti del Fis. Nel Caucaso c’era andato per raccontare una guerra lontana e poco presente nelle cronache, scontri durissimi che contrapponevano esercito russo e indipendentisti ceceni, aveva denunciato l’uso di armi non convenzionali da parte dell’esercito di Mosca.
Pochi giorni dopo averne parlato in un convegno a Tiblisi è stato prelevato dalla propria abitazione, perquisita a dovere. È stato ritrovato a 30 km sul bordo della strada con il torace sfondato.
ASP
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