Processo Rocchelli. Ministro ucraino difende Markiv
«È un eroe di guerra, non è stato lui», ha dichiarato. Il difensore Della Valle protesta contro il pm. Il pubblico applaude. La presidente fa sgombrare l’aula
Questa cronaca di Giacomo Bertoni è stata prodotta da Ossigeno per l’informazione in collaborazione con La Provincia Pavese, Unione Nazionale Cronisti Italiani, Ordine Giornalisti Lombardia per integrare le cronache dei media con un resoconto oggettivo, puntuale ed esauriente dello svolgimento del processo in corso al Tribunale di Pavia in cui è imputato il presunto responsabile dell’uccisione del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli e del giornalista russo Andrey Mironov. Questo testo è stato pubblicato sul sito web ossigeno.info ed è stato inviato a Vienna al Rappresentante per la Libertà dei Media dell’Osce, che segue con attenzione la vicenda. Leggi quii precedenti articoli
Aula sgomberata per alcuni minuti a causa degli applausi della comunità ucraina e ministro dell’interno ucraino in prima fila a seguire il processo. È stata un’udienza particolare quella di venerdì 17 maggio 2019. In primo luogo per la location: l’udienza non si è svolta nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Pavia, bensì nella Sala dell’Annunciata, una grande sala comunale da 160 posti nella centralissima Piazza Petrarca, la piazza del mercato. La decisione è stata presa dalla presidente del tribunale, Annamaria Gatto, per garantire il corretto svolgimento di un’udienza nella quale sarebbero stati sentiti i più alti vertici della guardia nazionale ucraina, il corpo militare del quale fa parte Vitaly Markiv, l’italo-ucraino unico imputato per l’omicidio del fotoreporter Andy Rocchelli.
Ingenti le misure di sicurezza, con i due accessi alla sala controllati dagli agenti di polizia, carabinieri, polizia locale. In prima fila c’era Arsen Avakov, ministro dell’Interno dell’Ucraina, presente con la sua scorta.
Avakov ha risposto ad alcune domande dei giornalisti italiani. «Ho fiducia nella giustizia italiana. Oggi – ha detto –sono qui per esprimere la mia vicinanza a un nostro soldato, a un eroe di guerra. L’impegno militare di Markiv è stato riconosciuto anche con un’onorificenza assegnatagli dal nostro Presidente della Repubblica. Non può diventare un capro espiatorio di questa vicenda». Secondo il ministro, non ci sono dubbi sull’innocenza di Markiv. «Dalla collina sulla quale si trovava per difendere la torre con le antenne della televisione il nostro soldato non avrebbe potuto colpire Rocchelli. Inoltre non aveva in dotazione un’arma come il mortaio con la quale sono stati uccisi il fotoreporter italiano e l’interprete russo Andrei Mironov. In cinque anni di conflitto abbiamo già perso 15mila uomini e questa mattina stessa, alle 8, abbiamo appreso notizia di un altro caduto». Questa versione, secondo la quale Markiv non poteva colpire quei bersagli per problemi di visuale e perché non aveva armi pesanti, è stata confermata da Mykola Balan, comandante della guardia nazionale ucraina, e dai tre soldati che si trovavano sulla collina assieme a Markiv nel maggio del 2014.
«Avevamo armi leggere, come pistole e fucili – ha spiegato il comandante –, e un lanciarazzi. Solo tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 abbiamo potuto dotarci di artiglieria pesante. Subivamo attacchi costanti, il nostro compito era difendere la torre televisiva sulla collina. Il 29 maggio del 2014 è stato abbattuto un elicottero con 12 uomini a bordo, tra cui il nostro generale».
Anche i commilitoni di Markiv hanno raccontato di non aver mai avuto a disposizione artiglieria pesante. «I filorussi erano dotati di mortai – hanno spiegato –, abbiamo subito diversi attacchi da mortai mentre ci trovavamo nelle nostre postazioni, la torre televisiva stessa è stata distrutta in un attacco».
I soldati si sono rivolti alla Corte mostrando le spalle al pubblico in sala, per non essere ripresi dalle telecamere . Uno di loro ha aggiunto: «La fabbrica Zeus era a non meno di 3 chilometri dalla nostra postazione, impossibile riconoscere e identificare le divise degli uomini a quella distanza o il tipo di automobile in transito. La visuale era insufficiente».
Durante il controesame del Pm Andrea Zanoncelli l’avvocato della difesa Raffaele Della Valle, si è mostrato contrariato da alcune domande fatte al teste. L’avvocato ha accusato il Pm di «aver stabilito la colpevolezza prima della fine del processo», e ha definito «una vergogna» il modo nel quale il processo stava procedendo.
Questo intervento è stato accolto da un forte applauso della comunità ucraina presente e la presidente del Tribunale, Annamaria Gatto, ha fatto sgomberare per alcuni minuti la sala dell’Annunciata. Un uomo della comunità ucraina è stato identificato. Il processo riprenderà venerdì 24 maggio. Giacomo Bertoni
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