Paolo Berizzi sotto scorta: Io non ho paura
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Dal 2017 aveva una protezione saltuaria. Dopo le ultime minacce il suo profilo di rischio è cambiato. Sarà protetto dai Carabinieri
“Io non ho paura, continuerò a fare il mio lavoro come prima”, ha detto Paolo Berizzi il 7 febbraio 2018, il primo giorno della sua vita da giornalista sotto scorta in seguito a minacce di morte. Il cronista di “Repubblica” è da tempo nel mirino di gruppi neonazisti e neofascisti irritati dal suo incessante lavoro di documentazione e di inchiesta, che ha fatto conoscere il recente fenomeno della rinascita e della diffusione di organizzazioni di estrema destra nel Nord Italia.
A proteggerlo è ora una scorta armata dei Carabinieri. Lo ha deciso il Ministero dell’Interno dopo che, nei giorni precedenti, il Comitato provinciale per l’Ordine e la sicurezza pubblica di Bergamo aveva segnalato la necessità di assicurargli una protezione più alta, a causa dell’intensificarsi degli insulti e minacce di morte, alcune rivolte ai suoi familiari.
Paolo Berizzi lo ha saputo al Comando Provinciale dei Carabinieri di Bergamo, dove è stato convocato il 6 febbraio 2018.
Dall’aprile del 2017 il giornalista era protetto con un servizio di cosiddetta tutela dinamica a seguito delle molteplici minacce ricevute in vario modo: di persona, via social network, con scritte sui muri della sua abitazione, striscioni per strada e sui cavalcavia.
“Con la scorta – ha dichiarato Paolo Berizzi a Ossigeno – la mia vita è cambiata. Lo so, sarò meno libero di muovermi, anche la mia vita privata ne risentirà, ne sono consapevole. Accetto di pagare questo prezzo per continuare a difendere la libertà di tutti. La scorta non mi impedirà di continuare a denunciare l’attività dei gruppi neofascisti, come è necessario, come faccio da dieci anni. Continuerò a fare il mio lavoro come prima. Io non ho paura. Non mi faccio intimidire. Continuerò perché è necessario tenere i riflettori sempre accesi su questo preoccupante fenomeno di nuovi gruppi fascisti che si muovono sempre più apertamente, anche perché sembra che abbiano trovato nuove sponde politiche”.
ASP
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