8 storie di giornalisti minacciati a gennaio-giugno 2023
Sono state presentate al convegno di Ossigeno “Più minacce, meno denunce”
OSSIGENO 25 settembre 2023 – Delle oltre 200 storie di giornalisti italiani che hanno subito intimidazioni minacce abusi che Ossigeno ha documentato e reso pubbliche nei primi sei mesi del 2023 (leggi il Rapporto), ne sono state ricordate otto il 25 settembre 2023, durante il convegno-corso di formazione “Giornalisti. In Italia più minacce, meno denunce”, svoltosi a Roma in collaborazione con l’OdG Lazio. Sono otto storie fra le più significative per illuminare fra quali difficoltà lavorano i giornalisti per fare la cronaca dei fatti.
A presentarle nell’auditorium della Casa del Jazz i giornalisti Giacomo Bertoni e Laura Turriziani, i collaboratori dell’Osservatorio che hanno documentato questi episodi.
LEANDRO SALVIA, ha 47 anni, è un combattivo giornalista siciliano, si occupa prevalentemente di cronaca politica locale nella zona del Palermitano. Collabora con Il Giornale di Sicilia e altre testate locali. Querelato per diffamazione a mezzo stampa, il 2 febbraio 2023 il Tribunale di Palermo ha disposto l’archiviazione e lo ha prosciolto dalle accuse che gli aveva rivolto una candidata alla carica di sindaco del comune di San Cipirello, in provincia di Palermo. La donna, un’avvocata, non è stata eletta, gli aveva chiesto 100mila euro di danni affermando di essere stata screditata da Leandro Salvia con la pubblicazione di informazioni false sul suo conto, essendo stata descritta come una persona collegata all’attività dell’amministrazione comunale che, due anni prima, nel 2019, era stata commissariata a causa di infiltrazioni di stampo mafioso. Inoltre la donna aveva chiesto di indagare sul conto del giornalista, sui suoi incarichi e sulla sua posizione politica. Una richiesta considerata inammissibile dal pm che non l’ha accolta e ha chiesto l’archiviazione. I legali della querelante hanno fatto opposizione, senza successo. Il pm ha appurato che il giornalista aveva scritto la verità e aveva usato un linguaggio giustificato dal diritto di critica. “Volevano scoraggiarmi e non ci sono riusciti – ha detto Leandro Salvia a Ossigeno -, ma mi hanno tolto tempo e serenità. Puntavano a colpire il mio bilancio familiare, quello di un cronista che scrive la verità senza temere nessuno, guadagnando 4 euro a notizia”. Ossigeno ha ritenuto paradigmatico quanto accaduto a Leandro Salvia e ha deciso di offrirgli assistenza legale. Insieme a Media Defence sta valutando con il giornalista l’ipotesi di querelare per calunnia la persona che lo ha accusato ingiustamente di diffamazione a mezzo stampa, sapendolo innocente.
FIORENZA SARZANINI, 57 anni, è una nota giornalista apprezzata per il suo lavoro nel campo della cronaca nera e giudiziaria. E’ vicedirettrice del Corriere della Sera. Ha subito con il suo giornale un processo civile per diffamazione. A citarla per danni, per ben 200mila, è stato Matteo Renzi, leader di Italia Viva ed ex presidente del Consiglio. Non gli è piaciuto un articolo su un’inchiesta giudiziaria sulla Fondazione Open, che secondo i giudici ha contribuito a finanziare la sua carriera politica, un’ascesa che da sindaco di Firenze lo ha portato alla guida di Palazzo Chigi. Fiorenza Sarzanini a fine febbraio 2023 ha vinto in causa tribunale. La giudice di Firenze Susanna Zanda ha ritenuto le accuse infondate e ha condannato Renzi a pagare le spese legali sostenute dalla giornalista e dal suo giornale. Nelle motivazioni della sentenza ha affermato che il Tribunale civile non è “una sorta di bancomat” per spillare quattrini. Poco tempo prima la stessa giudice aveva assolto il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio dall’accusa di avere diffamato Matteo Renzi per essersi mostrato in tv con un rotolo di carta igienica con la sua effigie. Ha affermato che rientra nel diritto di satira. Fiorenza Sarzanini ha commentato che queste sentenze che puntano il dito contro le querele e le richieste di risarcimento senza fondamento, portate avanti solo per intimidire e mettere i bastoni fra le ruote dei giornalisti che fanno correttamente il loro lavoro. Lei si ritiene fortunata perché è sorretta in queste vicende dal suo giornale, cosa che di solito non avviene per i freelance o per i cronisti delle piccole testate, che debbono sostenere da soli le spese di processi lunghi, costosi e angoscianti che mettono a rischio la loro possibilità di continuare a fare liberamente il loro lavoro.
LINDA DI BENEDETTO, 45 anni, è una giornalista pubblicista, si occupa principalmente di sanità. Collabora con varie testate, fra cui Panorama e La Notizia. All’inizio del mese di giugno 2023, alcuni utenti no-vax di Facebook hanno commentato una intervista della giornalista con una pioggia di insulti e offese. “Una bonazza che si deve solo vergognare e che sicuramente sta facendo carriera perché è brava…”, ha commentato sarcasticamente un ex esponente dell’estrema destra italiana degli anni ‘70 e ‘80. Linda Di Benedetto aveva intervistato su Panorama un noto cardiologo, il professor Furio Colavicchi, che è il presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), a cui sono iscritti circa 6000 cardiologi che lavorano nelle strutture del servizio sanitario pubblico. L’intervista verteva sull’efficacia dei vaccini nel controllare il rischio di mortalità per eventi cardiologici connessa alla malattia da Covid 19. Gli autori degli insulti contestavano il fatto che non avesse riportato anche l’opinione di cardiologi vicini alle posizioni no-vax, i quali diversamente dal professor Colivicchi, ritengono che l’aumento della mortalità per episodi cardiovascolari dipenda dagli effetti collaterali dei vaccini. Ma per confutare l’intervista, gli utenti hanno scelto di attaccare la giornalista con insulti ed epiteti sessisti, legati al suo essere donna e per di più di bella presenza. I commenti sessisti contro le donne giornaliste, come denuncia Ossigeno, sono moltissimi e attraverso i social hanno effetti devastanti essendo usati come se fossero una zona franca dove si può insultare impunementea.
BRUNO GIAQUINTO, 22 anni, è un giornalista pubblicista di Marano, grosso paese nell’hinterland napoletano, dove la camorra è pesantemente infiltrata nel tessuto sociale ed economico. Ha una laurea, lavora negli uffici del vicino comune di Calvizzano ma non rinuncia a seguire la sua grande passione, il giornalismo. Collabora con diverse testate locali, soprattutto con terranostranews.it . Fa inchieste sul territorio e racconta furti, rapine, scippi e spaccio di droga a opera della piccola criminalità che, come dice lui, “non si nasconde, non ha più limiti”. La sera del 29 marzo 2023 due persone in scooter hanno lanciato biglie di acciaio contro la finestra del suo appartamento, forandole. In un primo momento i carabinieri avevano pensato a proiettili, poi hanno trovato in casa le biglie d’acciaio, che avrebbero comunque potuto fare gravi danni se avessero colpito le persone all’interno dell’appartamento. Tre giorni prima il cronista aveva trovato salsa di pomodoro sul parabrezza e sul cofano della sua auto. Giaquinto ha avuto solidarietà e vicinanza da parte delle istituzioni ma, come ha raccontato a Ossigeno, “la gente che prima mi chiedeva di scrivere quanto avviene nel quartiere è improvvisamente sparita”. Ossigeno racconta questa storia per far capire come occuparsi degli interessi della piccola e grande criminalità può avere serie ripercussioni e mettere a rischio l’incolumità di chi fa cronaca sul territorio e ha il coraggio di denunciare le illegalità. LT
GENNARO BALZANO, 42 anni, firma de La Gazzetta del Mezzogiorno, è stato attaccato su Facebook dal sindaco di Cerignola (comune in provincia di Foggia), Francesco Bonito. “Cortigiano pezzo giornalistico” e “penna untuosa” sono solo alcuni degli insulti che il sindaco ha rivolto pubblicamente al cronista. Ma perché tanta rabbia? Cosa ha provocato una reazione tanto dura? Due giorni prima il quotidiano aveva pubblicato un articolo intitolato “Aggressioni e furti d’auto, ospedale come il Far West”, nel quale il giornalista dava voce a pazienti e sanitari dell’Ospedale Tatarella di Cerignola che protestano per l’assenza di vigilanza nel parcheggio della struttura sanitaria. Un reportage ampio e rigoroso, realizzato verificando di persona la situazione e raccogliendo le testimonianze di diverse persone, fra dipendenti dell’ospedale e pazienti. Un reportage, dunque, al quale il sindaco avrebbe potuto replicare chiedendo una rettifica rivolta al giornale, smentendo le criticità evidenziate dall’articolo, illustrando gli sforzi dell’amministrazione comunale per migliorare la situazione. L’insulto, a maggior ragione quando proviene da rappresentanti delle istituzioni, da persone che hanno potere, è una risposta inaccettabile e intimidatoria a chi mostra i fatti e pone doamande. Post come questi, infine, rischiano di scatenare ondate di insulti. Un problema comune a molti giornalisti.
CIRO PISANO, 28 anni, autore del blog ilgiornaledicaivano.it. Ha trovato nella cassetta postale della sua abitazione una lettera minatoria anonima: “Ti facciamo saltare in aria”, “hai i giorni contati”, alcune delle frasi a lui rivolte nella lettera. Il giornalista aveva già ricevuto minacce di morte nel 2020 e da pochi mesi aveva lasciato Caivano (Napoli) e si era trasferito a Santa Maria Capua Vetere (Caserta). La cosa più inquietante è che nella lettera ha trovato scritto: non scherziamo, è inutile che cambi paese ti troviamo comunque. Il giorno stesso il giornalista ha presentato denuncia ai Carabinieri di Caivano. Sul caso è stata aperta un’inchiesta e i carabinieri hanno provveduto anche ad acquisire i filmati dei sistemi di video sorveglianza della zona per individuare gli autori. Non sembra esserci un articolo specifico come motore delle minacce, bensì l’intera attività giornalistica del cronista, che da tempo segue l’attività dell’amministrazione di Caivano, un comune con 40mila abitanti, sciolto nel 2018 per infiltrazioni mafiose. Al blog collaborano cinque giornalisti, che ogni giorno offrono un’informazione indipendente a un territorio difficile dell’area a nord di Napoli. Ossigeno non solo ha espresso solidarietà pubblica al collega, ma ha anche segnalato la vicenda all’attenzione del Commissario Nazionale antimafia per verificare se siano state adottate le necessarie e opportune misure per proteggerlo. Quello di Ciro Pisano e dei suoi colleghi è un esempio di giornalismo locale indipendente che rischia di scomparire se non riceve il supporto di istituzioni e cittadini.
STEFANIA CAPPA, 57 anni, volto del Tgr Lazio. La giornalista si trovava a Ostia, stava documentando lo sfratto di Roberto Spada, considerato esponente di spicco dell’omonimo clan criminale della capitale. L’uomo occupava abusivamente una casa popolare con la moglie e sei figli. La giornalista, accompagnata dalla troupe, stava intervistando alcune persone che seguivano lo sfratto quando ignoti hanno iniziato a colpirla con oggetti lanciati dalle finestre. Stefania Cappa e gli operatori sono stati costretti ad allontanarsi e hanno continuato a lavorare in mezzo alla strada, protetti dai carabinieri che hanno fatto cordone intorno a loro. A Ossigeno la giornalista ha raccontato: “Mentre facevo qualche domanda, da dietro le tapparelle di finestre che non siamo riusciti a individuare, è iniziato il lancio di uova e oggetti di vetro, forse bicchieri. Ci insultavano e ci dicevano di andare via. Il clima era pesante, tanto che la strada si è svuotata”. Questo il clima che la troupe ha potuto documentare. Anche in questo caso i giornalisti sono stati visti come presenze scomode: meglio non sapere, meglio non commentare, meglio non prendere posizione.
UMBERTO CHIARELLO, 64 anni, voce di Campania Sport. Prima lo hanno insultato, poi si sono scusati, hanno minimizzato affermando che in fondo gli insulti volevano essere un segno di stima, un riconoscimento. Si potrebbe sintetizzare così la vicenda di Umberto Chiariello. Com’è iniziata? “Chiariello infame… taci”, uno striscione con queste parole è stato affisso contro il giornalista che aveva criticato i tifosi ultras del Napoli. Questi ultimi avevano messo in atto uno sciopero del tifo per protestare contro i provvedimenti restrittivi della Digos, che vietano di entrare nello stadio con vessilli, tamburi e altri oggetti. In un colloquio privato successivo, i tifosi hanno stigmatizzato il gesto, dicendo al giornalista che lo stimano e lo hanno contestato per questo. Ossigeno ha inserito il caso di Umberto Chiariello fra gli avvertimenti intimidatori. Un gruppo organizzato che insulta pubblicamente un giornalista additandolo per nome e intimandogli di tacere compie una violenza inaccettabile. Il fenomeno legato al giornalismo sportivo purtroppo è in aumento, ma pochi esempi presentano un lieto fine come questo.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!