46 anni fa le BR uccisero Carlo Casalegno, editorialista partigiano
Fu il primo giornalista ucciso dalle Br. La sua storia su Ossigeno – Cercavano la verità. Il ricordo del suo collega Sinigaglia
OSSIGENO 28 novembre 2023 – Quarantesei anni fa, il sanguinoso agguato di quattro terroristi, a Torino, contro Carlo Casalegno, vicedirettore del quotidiano torinese La Stampa suscitò enorme emozione in tutt’Italia. Di fronte a una parte dell’opinione pubblica che diceva “Nè con lo Stato né con le Br”, a una parte della sinistra che non prendeva le distanze dalle efferate imprese delle Brigate Rosse parlando di “compagni che sbagliano”, Carlo Casalegno si era schierato, con i suoi editoriali, chiedendo a tutti di schierarsi senza ambiguità dalla parte dello Stato, della Repubblica nata dalla Resistenza. Così aveva convinto molti lettori ed era diventato per le Br un nemico da abbattere, come il direttore del suo giornale, Arrigo Levi, quest’ultimo dotato di un’auto blindata che ospitava sempre Carlo Casalegno. Sempre, tranne quel giorno fatale.
Morì due settimane dopo, il 29 novembre, dopo una lunga agonia. Sapeva di esporsi molto. Il 2 giugno di quell’anno, a Milano, le Br avevano alzato il tiro contro i giornalisti che li osteggiavano apertamente, gambizzando Indro Montanelli. Casalegno fu il primo giornalista ucciso dalle Br. Poi a maggio del 1980 sarebbe toccato a Walter Tobagi.
Quel fatale 16 novembre 1977 , per la prima volta dopo mesi, il vicedirettore della Stampa era rientro a casa per pranzare senza la scorta assegnata al direttore Arrigo Levi. Si era attardato per completare la bozza della terza pagina, insieme al giornalista Alberto Sinigaglia, all’epoca caposervizio della Terza pagina del quotidiano, l’ultima persona con la quale Casalegno parlò. Per Ossigeno, Alberto Sinigaglia, già presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, ha già mirabilmente ricostruito quella tragica giornata (Leggi). In questo anniversario ci ricorda invece un tratto importante della personalità e della formazione di Casalegno: la sua partecipazione attiva alla Resistenza nelle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà.
CASALEGNO PARTIGIANO – “A ottant’anni dall’inizio della Resistenza armata, alla quale noi italiani dobbiamo la Liberazione, la Repubblica, la democrazia, la Costituzione, voglio ricordare il partigiano Carlo Casalegno”, dice Alberto Sinigaglia a Ossigeno.
“Nel 1942, all’età di ventisei anni, Casalegno entrò nel primo nucleo del Partito d’Azione e partecipò alla Resistenza nelle formazioni di Giustizia e Libertà. Nel 1945, nella Torino appena liberata, cominciò a collaborare come redattore a “Italia Libera”, il quotidiano clandestino del Partito d’Azione diretto da Franco Venturi. Qui scoprì la vocazione e la passione per il giornalismo, come ha raccontato Alessandro Galante Garrone, importante esponente della Resistenza, poi magistrato, storico e tra le firme di bandiera della Stampa. Nel grande quotidiano torinese, Carlo Casalegno divenne un giornalista di spicco. Fu vicedirettore di Alberto Ronchey poi di Arrigo Levi. Tra l’altro, alla Stampa, nel 1975, egli fu tra gli artefici della nascita del settimanale Tuttolibri. Alla Stampa, fra Casalegno e Galante Garrone crebbe l’amicizia e l’intesa che li trovò solidali in un’altra Resistenza: quella al terrorismo di estrema destra e di estrema sinistra. Ricordare la Resistenza significa ricordare come uscimmo dal ventennio fascista che ha macchiato la storia d’Italia con la violenza, i delitti, le leggi razziste e le guerre. Ricordare le stragi di Stato e il terrorismo brigatista significa ricordare che di quel male non siamo mai del tutto guariti”.
CERCAVA LA VERITÀ – La storia personale e professionale di Carlo Casalegno è ricostruita da Ossigeno sul sito dedicato ai trenta giornalisti italiani uccisi “Cercavano la verità”. Nella pagina dedicata a Casalegno si possono leggere anche l’iter processuale, i ricordi di chi l’ha conosciuto, una bibliografia dei suoi scritti e si possono sfogliare alcune fotografie concesse a Ossigeno dall’archivio de “La Stampa”.
CHI ERA – Partigiano, docente di lettere, poi giornalista. Carlo Casalegno inizia a collaborare con La Stampa nel 1947. Dal 1968 è vicedirettore con Alberto Ronchey prima e con Arrigo Levi dopo. Quando si schiera contro ogni indulgenza verso il ricorso alla violenza e alla lotta armata dei gruppi politico-terroristici, inizia a ricevere numerose minacce e avvertimenti. Proseguì il suo lavoro chiedendo che le leggi in vigore fossero applicate «con risolutezza imparziale contro tutti i violenti e i loro complici, e per tutti i reati». Il 9 novembre 1977 la Stampa pubblica il suo articolo “Terrorismo e chiusura dei covi”. Verrà ucciso poco dopo. Come testimoniò il pentito Patrizio Peci: «Da tempo lo tenevamo d’occhio. Quando partì la campagna contro i giornalisti, il fronte di massa propose di ‘azzopparlo’». GPA
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