Rino Rocchelli: “Per mio figlio chiediamo giustizia all’Aja”
Lo ha detto il padre del fotoreporter Andrea ucciso in Ucraina nel 2014, partecipando al convegno promosso alla Casa del Jazz l’11 maggio
OSSIGENO 11 maggio 2023 – “Un ringraziamento a Ossigeno che segue la nostra vicenda da 9 anni. Sul suo sito la storia di mio figlio è ricostruita nel modo più completo”. Inizia così la testimonianza dell’ing. Rino Rocchelli, padre di Andrea, il fotoreporter ucciso nel 2014 in Ucraina mentre documentava le condizioni dei civili durante il conflitto del Donbass. Rocchelli ha aderito all’invito di Ossigeno a partecipare a Roma alla celebrazione della 30ma Giornata mondiale per la libertà di stampa promossa l’11 maggio, presso la Casa del Jazz, con il convegno-corso di formazione “Giornalismo mestiere difficile e poco protetto, in pace e guerra”.
“La nostra storia è molto simile a quella degli altri giornalisti uccisi in zone di guerra. Le indagini hanno identificato i responsabili, le armi e ricostruito l’attacco che è durato circa 35 minuti. È stato un crimine di guerra. C’è stata – ha precisato – una precisa intenzione di non lasciare vivo nessuno. La magistratura italiana ha chiuso un ciclo senza trovare un responsabile. Speriamo che i nomi vengano fuori. Ci siamo rivolti alla Corte internazionale dell’Aja che indaga su tutti i crimini in Ucraina dal 2013 ad oggi. Siamo convinti che si possa arrivare alla fine”.
“Andrea – racconta ancora Rocchelli – non era un giornalista di guerra. Sapeva che per andare in certi posti servivano delle precauzioni che lui non aveva. Era andato in Ucraina con l’amico Andrei Mironov, difensore dei diritti umani. Assieme hanno visitato altri posti dove c’erano dei conflitti, guidati dalla passione”.
Oggi Andrea dove sarebbe? “Non in Ucraina, dove c’è molta copertura mediatica. Sarebbe in altre zone di crisi, forse in Asia o in Medio Oriente”, ha concluso l’ing. Rocchelli rispondendo alla domanda del presidente di Ossigeno, Alberto Spampinato.
CT
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