10 maggio. Mastrogiovanni: lo Stato sia dalla parte della verità dei fatti
La giornalista ha chiesto che il reato di diffamazione sia derubricato da doloso a colposo e si uniformi all’Unione europea
“Chiediamo che lo Stato stia dalla nostra parte, dalla parte della verità dei fatti, che noi vogliamo difendere. Difendiamo i fatti. Noi per mestiere dobbiamo dire la verità: questo però ci deve essere riconosciuto dall’ordinamento giudiziario, attraverso meccanismi che ci tutelino dalle querele pretestuose, derubricando il reato ed eliminando il carcere”. Lo ha ribadito la giornalista Marilù Mastrogiovanni durante il convegno “Molta mafia poche notizie” che si è svolto alla Camera il 10 maggio 2019.
“Io lavoro in periferia, sono editrice di me stessa. Con la cooperativa di giornalisti che ho fondato e di cui sono socia, primus inter pares, rispondo di tasca mia di ciò che scrivo. E io scrivo di sacra corona unita. Io ho scelto di difendere i fatti. Scrivo di ciò che accade a 100 passi da me. Scrivere in periferia significa essere al centro dell’azione mafiosa: vederla con i propri occhi, toccare con mano – ha spiegato -. In Puglia, nel Salento, a Bari è emergenza mafia. I clan esercitano il loro predominio sul territorio, riducendo al silenzio la popolazione. L’abbiamo visto plasticamente con l’aggressione della collega Mazzola nel quartiere Libertà a Bari: quell’aggressione è una dichiarazione di guerra allo Stato”.
Mastrogiovanni ha evidenziato che “i giornali scrivono di mafia solo sull’onda della cronaca. Mancano le inchieste che riescano a cogliere la complessità del fenomeno: cioè una sinergica struttura multi-business, con una mentalità criminale più moderna e specializza, capace di spaziare dal caporalato, al trafficking, allo smuggling, alle scommesse on line, al turismo, la ristorazione, lo spaccio di droga, fino all’attuazione di efficaci strategie di infiltrazione negli enti locali, nell’indotto degli appalti pubblici in particolare nella gestione dei rifiuti”.
In merito alle querele temerarie, Mastrogiovanni ha sottolineato la necessità di “cambiare la legge per inserire l’obbligo del versamento di una somma pari al 50% di quanto richiesto dal querelante come risarcimento del danno. Ma non basta. Il giornalista professionista deve godere di uno status specifico per cui il reato di diffamazione per il giornalista possa essere derubricato da doloso a colposo, come in altri paesi europei. In questo modo possiamo anche poter attivare un’assicurazione professionale che ci tuteli dalle querele, come nel resto d’Europa. Oggi non si può perché il reato è doloso”.
DAR
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