Giornaliste. Più minacce di genere. Nel mirino le croniste sportive del calcio

Insulti sessisti e misogini – Gli ultimi casi censiti da Ossigeno – Il trend dei primi mesi del 2024 – Cosa fare

OSSIGENO 14 giugno 2024 – “Fare la cronaca sportiva espone le giornaliste a giudizi e critiche, che spesso sfociano in insulti sessisti perché quello del calcio è un mondo maschilista”. “Purtroppo, tra la tifoseria calcistica e anche tra i colleghi giornalisti persiste la cultura misogina secondo la quale le donne non si devono occupare di calcio. Mi è addirittura capitato di essere accusata di aver avuto rapporti sessuali in cambio di notizie esclusive”. “In dieci anni di telecronache sportive non mi era mai successo. Mi hanno turbato non solo gli insulti allo stadio ma anche i commenti sui social di persone che, invece di condannare l’accaduto, mi hanno attaccata”.

A dire queste frasi sono, rispettivamente, le giornaliste Claudia Carbonara, Maria Stefania Di Michele e Dolores Calandrella, le ultime croniste censite da Ossigeno per aver subito attacchi di genere e sessisti durante lo svolgimento del loro lavoro, in ambito calcistico.

LE STORIE – Claudia Carbonara, 46 anni, giornalista professionista, inviata di Antenna Sud, il 7 aprile ha ricevuto insulti mentre conduceva la trasmissione, in diretta su Facebook, ‘Tribuna centrale’. “Puttana di merda”, “barese di merda”, “Speriamu tumore an capu troia” (ti auguro un tumore al cervello) le ha scritto un tifoso del Gallipoli, secondo il quale era durato poco tempo il collegamento con il campo dove si stava disputando la partita di serie D tra il Casarano e il Gallipoli. La giornalista, con voce tremante, ha letto in diretta il messaggio, sottolineando la sua gravità e facendo nome e cognome dell’hater, poi ha continuato la conduzione fino alla fine della trasmissione. Con un post sulla sua pagina Facebook ha denunciato l’accaduto; il giorno dopo ha fatto denuncia alla polizia postale.

“Purtroppo, è accaduto anche in passato. Questa volta è stato peggio perché augurare un tumore al cervello è come augurare la morte. Sono stata molto male, poi ho reagito, l’ho fatto per mia figlia, che oggi ha poco più di un anno e un giorno leggerà queste e altre offese”, ha sottolineato Claudia Carbonara a Ossigeno.

Anche Dolores Calandrella, 52 anni, giornalista pubblicista e cronista per passione per Telemolise, ha rivolto un pensiero a sua figlia: “Non mi sono abbattuta perché sono una donna forte, ma sono rimasta colpita dalla preoccupazione di mia figlia che vive a Modena e ha appreso la notizia dal web”.  Il 19 maggio alcun tifosi hanno lanciato contro la cronista un bicchiere di birra durante la partita di semifinale Molise Cup disputata a Vinchiaturo (CB) dalla squadra della città contro il Sanniti calcio Campobasso. Sono seguiti insulti come: “vacca”, “mucca carolina”, “hai un seno taglia 15”. I tifosi hanno anche tentato di danneggiare la telecamera dell’operatore che era con lei. Gli attacchi verbali sono proseguiti al momento delle interviste. Nessuno è intervenuto in difesa della giornalista. I Carabinieri, chiamati dalla cronista, sono giunti quando i fatti si erano già svolti, poi sono rimasti in presidio.

Si è conclusa a lieto fine, invece, la vicenda di Maria Stefania Di Michele, 39 anni, giornalista professionista di Telesveva, che il 29 aprile è stata insultata sui social dai tifosi del Bari con commenti sessisti, misogini e discriminatori, come: “Questa può solo lavare i piatti”, “Perché le donne parlano di calcio?”.
“Ho optato per il confronto invece di agire legalmente, perché questi episodi sono frutto di un problema culturale sul quale si può agire fuori dai tribunali”, ha detto a Ossigeno. Dopo che l’accaduto ha fatto notizia, due tra le persone che l’avevano insultata l’hanno contattata per scusarsi. Inoltre, con una troupe della trasmissione de “Le Iene” ha avuto un confronto costruttivo pubblico con l’autore di un altro commento (vedi). “Sono tanti, troppi gli episodi di questo tipo. Nel mondo del giornalismo e non solo, vengono taciuti o minimizzati. È necessario un cambiamento culturale affinché si smetta, in ogni ambito della società, di identificare la donna con l’immagine della domestica o della poco di buono”, ha aggiunto.

I DATI – Amarezza e isolamento accomunano le vittime di quesi attacchi. Nel caso di Maria Stefania Di Michele ci sono state massima attenzione pubblica e le scuse degli haters. Ma avviene raramente. Spesso le giornaliste rinunciano a  denunciare ma proseguono il loro lavoro.

Secondo i dati dell’Osservatorio Ossigeno, nel 2024 in ambito calcistico si è registrato un aumento delle manifestazioni di odio nei confronti delle giornaliste. Dall’inizio dell’anno, l’80% delle minacce di genere proviene dagli stadi, si attestava al 40% nel 2023.

Anche prendendo in considerazione le minacce di genere di altra provenienza, i primi mesi del 2024 sono caratterizzati da un peggioramento: le giornaliste doppiamente colpite perché donne e perché operatrici dell’informazione, sono il 36%, erano il 22% nello stesso periodo (gennaio-maggio) dello scorso anno.

Giornaliste minacciate: confronto 2024-2023 genn-magg 2024 genn-magg 2023
minacce di genere/donne minacciate 36% 22%
minacce da stadio vs donne/minacce di genere 80% 40%

 

DENUNCIARE SEMPRE – “C’è una vasta fascia di popolazione portatrice sana di patriarcato, che vorrebbe mettere simbolicamente un burqa alle giornaliste, soprattutto a chi ricopre ruoli che tradizionalmente non sono considerati femminili”, commenta per Ossigeno Marilù Mastrogiovanni, ideatrice del Forum of Mediterranean Women Journalists, che lancia l’appello: “Ogni giornalista minacciata deve trovare la forza di denunciare, deve farlo anche per le altre, per chi non può, per chi non ne ha la forza. È necessario però fare rete e sostenersi a vicenda. Perché, quando una donna vince, vincono tutte. Per questo, ogni minaccia e ogni querela temeraria devono diventare un mattone in più con cui piastrellare la strada verso la libertà e l’autodeterminazione delle giornaliste e delle donne”.

Grazia Pia Attolini

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